sabato 10 ottobre 2015

cloache di eresie e impurità...


 
Dall’abisso alla gloria

Corruptio optimi pessima.

Già l’antica saggezza latina aveva riconosciuto che, quando sono i migliori a guastarsi, la loro corruzione supera i limiti di quella propria di chi è abitualmente corrotto e li fa sprofondare in abissi di depravazione che sorprendono persino i disonesti. Anche al di fuori di tale decadenza, è risaputo che un’esteriorità impeccabile può ben fare da schermo al marciume: «Chi fa l’angelo fa la bestia», sentenzia il noto adagio attribuito a sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Finora, però, le bestialità commesse dagli angeli apparenti erano consumate in segreto; oggi invece (proprio all’epoca in cui le notizie si divulgano in pochi istanti a livello planetario) esse vengono con orgoglio esibite in pubblico. È uno schiaffo al buon gusto, prima ancora che al buon senso – anche per quanti, pur vivendo lontano dalla fede, si aspettano spontaneamente dai sacerdoti una condotta per lo meno decente. Se poi il motivo del vanto è una relazione sodomitica, inevitabilmente intessuta di atti che sono fra i più disgustosi e degradanti che un essere umano possa commettere…

Come frutto delle amenità raccontate al catechismo e del vuoto spinto caratterizzante la formazione dei seminari, d’altronde, non ci si poteva aspettare molto di meglio. Ascesi e mortificazione sono state abrase dalla vita cristiana come relitti di un passato oscurantista e opprimente in cui – dicono – la gioia di vivere e l’anelito alla libertà erano sistematicamente repressi ai fini della conservazione del potere clericale. Pur non avendo esperienza diretta di quei deprecabili tempi preconciliari (termine gravido delle più sinistre risonanze), posso comunque fare appello a ricordi personali. La frequentazione di sacerdoti anziani, formati alla “vecchia maniera”, mi ha sempre fatto un gran bene nel profondo dell’anima: erano uomini buoni, sereni, saggi e radiosi che mi volevano bene in modo pulito, franco, disinteressato, diventando così fari della mia infanzia e giovinezza e favorendo in modo decisivo la mia vocazione. Il mio solo rimpianto è che non ci siano più e che io non abbia più la preziosa opportunità di imparare da loro ciò che non mi è stato insegnato.

Qualcosa, in ogni caso, dev’essere pur passato, se oggi continuo a cercarlo intorno a me e desidero offrirlo a mia volta. Di fatto, gli unici in cui ritrovo le medesime qualità sono sacerdoti bollati come “tradizionalisti” e, paradossalmente, dei giovani religiosi che si stanno formando “all’antica”: i loro volti puri, solari e vitali sono una prova evidente della bontà del cammino seguito. Sono ragazzi del nostro tempo, cresciuti nelle nostre città e nelle nostre scuole, ma miracolosamente liberi dall’orrenda schiavitù dell’impurità che soggioga la nostra gioventù infelice. Dato che la grazia suppone la natura, è ovvio che certi miracoli richiedano particolari disposizioni spirituali che non si possono assumere se non apprendendole da qualcun altro; ma la lotta contro il peccato e la cooperazione con la grazia sono discipline che si insegnano da ben duemila anni nella Chiesa: a mano a mano che le impari, ti cambiano la vita.

Da quando nei seminari e nei conventi, invece, si è abbandonata ogni pratica e disciplina per perdersi nelle chiacchiere fumose di uno spiritualismo astratto, completamente cieco di fronte alle reali condizioni di candidati provenienti da una società estremamente corrotta, essi si sono trasformati, secondo la terribile profezia della Salette, in cloache di impurità. Tale risultato, del resto, è stato studiatamente perseguito dalla massoneria, a partire almeno dagli anni ’50, mediante l’infiltrazione degli istituti ecclesiastici di studio da parte di insegnanti ad essa affiliati. Lo scopo ultimo era quello di squalificare il sacerdozio cattolico, come la Vergine predisse a Mariana de Jesús nel lontano 1610: «Il sacramento dell’Ordine sacro sarà deriso, oppresso e disprezzato, perché in questo sacramento la Chiesa di Dio e persino Dio stesso è respinto e disprezzato, poiché Egli è rappresentato dai Suoi preti. Il demonio cercherà di perseguitare i ministri del Signore in ogni modo possibile e agirà con crudele e sottile astuzia per farli deviare dallo spirito della loro vocazione corrompendo molti di loro. Questi sacerdoti corrotti, che saranno motivo di scandalo per i cattolici, faranno sì che l’odio dei cattivi cattolici e dei nemici della Chiesa cattolica, apostolica e romana ricada su tutti i sacerdoti».

Non potrò mai dimenticare le espressioni di odio con cui, nella prima metà del 2010, i romani mi piantavano gli occhi addosso, per strada e sui mezzi pubblici, ogni volta che un articolo di giornale o un programma televisivo aveva sollevato il velo sulla pedofilia nel clero. Allora mi sentivo ancora obbligato a portare quell’eclettica divisa semi-laica che è stata imposta al clero “rinnovato” e che non ho mai amato; ora che indosso sempre l’abito talare, al contrario, spesso riscuoto simpatia e gentilezza là dove meno potrei aspettarmele. All’abito si associa pur qualcosa di importante, almeno ad una certa età; i bambini e gli adolescenti, invece, sono inevitabilmente incuriositi da una figura così inconsueta. Ciò che conta, ad ogni modo, è che la veste sia un continuo richiamo – per il prete come per i fedeli – alla santità oggettiva dello stato sacerdotale, che esige parimenti una tensione ininterrotta verso la santità personale. La qualità morale dei ministri sacri, in effetti, ha una ricaduta diretta sulla vita del Popolo di Dio, in bene e in male, come ricordò Gesù stesso a Mariana nel 1634:

«Sappi che la Giustizia divina manda terribili castighi su intere nazioni non solo per i peccati della gente, ma soprattutto per i peccati dei sacerdoti e dei religiosi, perché questi ultimi sono chiamati dalla perfezione del loro stato ad essere il sale della terra, i maestri della verità, coloro che trattengono l’ira divina. Deviando dalla loro sublime missione, essi si degradano a un punto tale che agli occhi di Dio sono proprio loro ad accelerare il rigore dei castighi, perché separandosi da me finiscono per vivere solo una vita superficiale dell’anima, e mantenersi lontano da me non è degno dei miei ministri. Con la loro freddezza e mancanza di fiducia, essi agiscono come se per loro io fossi un estraneo. Ahimé! se solo sapessero, se solo fossero convinti di quanto io li ami e desideri che essi entrino nella vera profondità delle loro anime, là, senza dubbio, essi troverebbero me e vivrebbero necessariamente la vita d’amore, luce e continua unione per la quale essi non sono solo stati chiamati, ma scelti!».

 Come sempre, il Signore non giudica i peccati e non minaccia castighi se non per mostrare agli uomini una via d’uscita e spronarli ad imboccarla. Chi nel clero non è ancora del tutto accecato dall’ideologia e corrotto nei costumi ritorni piangendo al Suo amore e rientri nel profondo del proprio cuore per ritrovarvelo, riprendendo la vita d’amore, luce e continua unione con Lui per la quale è fatto e in virtù della quale, soltanto, sarà in grado di riportargli le anime traviate. Chi nel popolo desidera veramente la salvezza propria e altrui, si assuma il compito che il Salvatore affidò a suor Mariana: lavorare per la santificazione di sacerdoti e religiosi offrendo preghiere, sacrifici, penitenze e ogni azione buona in unione ai Suoi meriti infiniti e a quelli dell’immacolata Madre Sua. Per incoraggiarci e sostenerci nell’impegno, ad ogni richiesta Gesù associa una promessa: «In ogni tempo, io sceglierò tali anime in modo che, unendosi a me, esse lavorino, preghino e soffrano per conseguire questo nobile fine, e una gloria speciale le attenderà in cielo».

tratto da Elia

venerdì 9 ottobre 2015

les jeux sont faits

sostituite l'incipit con «La Chiesa, da cinquant'anni,», e les jeux sont faits
 
«La Massoneria, ormai da secoli, insegna a guardare oltre gli orizzonti dei dogmi e delle differenze  aprendo il cuore all'incontro con l'altro, con una nuova disposizione di conoscenza e rispetto. Auguriamo alla Chiesa di tornare ad aprirsi al mondo, ispirandosi proprio a quella breve e coraggiosa primavera rappresentata dal Concilio Vaticano e dall'esempio troppo spesso dimenticato di Papa Montini, e che accetti di dialogare, senza pregiudizi, con tutti gli uomini di buona volontà».
 

martedì 6 ottobre 2015

gender, ferite, e menate varie... non scoraggiamoci e rassegniamoci a vincere...perché alla fine il Suo Cuore Immacolato Trionferà

 
Guai a coloro che chiamano bene il male, e male il bene
(Isaia 5,20)
 
Credo che anche i sostenitori più accaniti del sesso libero e giocondo siano rimasti allibiti davanti alla esternazione pietosa di quel Prelato polacco che, dal Vaticano dove lavora da anni, ha dichiarato pubblicamente con orgoglio di essere omosessuale, di avere un compagno e, come se non bastasse, si è messo a fare l’apologia pubblica dei diritti gay, trans, lesbo, bisex e via, tacciando di omofobi coloro che non la pensano come lui anche all’interno dello stesso Vaticano. Costui non ha certo fatto onore non solo alla Chiesa cattolica ma ancor meno ai suoi compagni sacerdoti perché sembra che adesso automaticamente la parola “prete” sia sinonimo di “gay” e questo è gravemente offensivo, peccaminoso oltre che, permettetemi, disgustoso, tanto che i veri sacerdoti dovrebbero sentirsi indignati e offesi, con buona pace degli stessi gay che non hanno certo bisogno della consacrazione sacerdotale per vivere liberamente come vogliono.
 
Ma davanti al silenzio sempre più enigmatico di Bergoglio secondo quel detto “chi tace, acconsente” tutti stanno zitti perché hanno paura. Ma di che cosa? Delle ritorsioni, dicono. Si, delle ritorsioni! Incredibile ma vero per chi credeva che questo potesse accadere solo fra i politici che si fanno lo sgambetto. Anche nella nuova chiesa di Bergoglio, meglio nella “Setta” di Bergoglio perché la Chiesa di Gesù Cristo è tutta un’altra cosa, avviene questo e di peggio. Il fatto che questo Prelato abbia rilasciato una simile dichiarazione pubblica e scioccante proprio adesso, alla vigilia di un Sinodo sulla famiglia che si preannuncia infuocato e controverso, sa tanto di lobby gay che telecomandano anche in Vaticano oltre che nel mondo occidentale, a tal punto da essere riusciti a imporre, partendo dal matrimonio gay, non solo “fabbriche” di bambini in deplorevoli uteri in affitto con un giro di affari spaventoso, ma anche la teoria del “gender” come obbligo scolastico sin dall’infanzia.
 
CRIMINE CONTRO L’UMANITA’. Definisco il “gender” un “crimine contro l’umanità” perché, come attestano i suicidi sempre più numerosi di minori in America che hanno perso la consapevolezza della loro identità, è come lasciare un ragazzino da solo in una foresta dove non sa più chi è, da dove è venuto e dove è diretto, vive alla giornata come le bestie e si immedesima con la loro vita animale fino a morire di disperazione perché dentro di sé ha comunque e sempre la chiara percezione di essere “ben di più” delle bestie. Tuttavia non sa in che cosa consiste quel “di più” perché nessuno glielo ha spiegato, perché gli adulti lo hanno abbandonato a sé stesso, in balia dei suoi istinti più bassi, dopo avergli diabolicamente sottratto con mossa luciferina il “ben dell’intelletto”, prerogativa dell’uomo secondo il disegno di Dio.Infatti quel “di più” rispetto alle bestie con le quali le lobby gay ci vogliono immedesimare fino al punto da programmare prossime “unioni” anche col cane o gatto, o pantera o leprotto… consiste, detto in parole povere, non solo nella differenza biologica e psicologica, ma anche e soprattutto nella differenza “spirituale e soprannaturale” perché l’uomo non è solo corpo, sesso e ventre, ma è anche “anima” cioè intelligenza, volontà e sentimento, destinata non solo alla conoscenza della realtà e delle sue leggi biologiche e cosmiche, ma soprattutto alla conoscenza del suo Creatore, Dio, che lo ha chiamato a condividere la Sua Vita divina, sulla terra per qualche decina di anni, e poi in Cielo per tutta l’eternità. Perdere la consapevolezza di ciò che siamo, corpo e anima, e del nostro destino di eternità è quello che si vuole ottenere con la teoria criminale del “gender”. Conviene leggere a tale proposito qualsivoglia libro del prof. Umberto Fasol, docente di biologia ai Licei di Verona, oltre che del prof. Stefano Fontana, docente di filosofia ai Licei pure di Verona, la mia città, cercando su Internet, per lo più su edizioni Fede & Cultura.
 
LE COPPIE “FERITE”. Ma come? Milioni di cristiani in duemila anni di storia della Chiesa hanno vissuto la fedeltà, la castità, la verginità, la purezza, il rispetto dell’altro anche fino all’eroismo e fino ai più alti gradi della santità, non solo attraverso forme di consacrazione nel sacerdozio o negli Istituti religiosi, ma anche come semplici fedeli laici nel mondo, e adesso cosa ci vengono a dire? Che tutto questo non è possibile, perché si rivendica una vita sessuale “libera e gioconda” al di là di ogni nostro impegno e stato di vita? Che adesso si considera il matrimonio anche religioso come un semplice contratto “a tempo determinato” da sciogliere al primo insorgere di difficoltà? E’ come possiamo pretendere che i nostri figli siano forti, fedeli alla parola data nella vita relazionale, nel lavoro, nello studio, negli impegni… se noi offriamo loro questo quadro squallido di vita e di costumi, con la pretesa che sia perfino benedetto anche dalla Chiesa? E che cosa significa misericordia verso le “coppie ferite” come spesso cita papa Bergoglio riferendosi ai separati e divorziati? La ferita spesso è provocata, tranne casi eccezionali, da uno dei due che se ne va, arbitrariamente, per capriccio, perchè si è invaghito di un altro/a, creando sofferenze inaudite proprio a motivo di questa, diciamo fuga infedele. E se di ferite si vuol parlare, queste sono subite in modo atroce dai propri figli e dai genitori che si vedono tornare a casa l’altro coniuge solo, abbandonato e disperato.E la Chiesa dovrebbe benedire queste nuove “coppie ferite”, cioè infedeli, formatesi sulla demolizione della prima vera coppia, dei figli, genitori e parenti? Ogni persona è un caso a sé, e pertanto ogni coppia separata deve essere trattata con molta carità e misericordia singolarmente, come è sempre stato fatto, nell’ambito della propria parrocchia o diocesi, ma non può essere accolta, assolta e benedetta genericamente dentro una sorta di “calderone universale” come fenomeno o moda dei tempi perché Dio ci giudicherà non in gruppo, o per categorie, ma singolarmente, sul bene e sul male che abbiamo seminato nella nostra vita. E ci saranno divorziati innocenti, costretti a subire il divorzio, magari con grandi sofferenze e umiliazioni, che saranno da Dio premiati, e altri gravemente responsabili di aver provocato la rovina della loro famiglia, e altri casi ancora, magari pietosi, che solo Dio potrà giudicare, condannare o assolvere!
 
L’UOMO NON DIVIDA QUELLO CHE DIO HA CONGIUNTO. Proprio nel Vangelo di oggi, domenica XXVII dell’anno liturgico, troviamo un Gesù molto esigente: “In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». Perentorio il discorso di Gesù! Da ricordare anche quella frase di Papa Benedetto quando era Cardinale nel 1986, nel suo libro “Guardare a Cristo” della Jaca Book: “Un Gesù che sia d’accordo con tutto e con tutti, un Gesù senza la sua santa ira, senza la durezza della verità e del vero amore, non è il vero Gesù come lo mostra la Scrittura, ma una sua miserabile caricatura…”.
 
LE PORTE DEGLI INFERI NON PREVARRANNO. Lo sappiamo noi credenti e praticanti che le Parole di Gesù sono vere e sacrosante quando afferma che “Le porte degli Inferi non prevarranno contro la Chiesa” tuttavia questo non ci deve far dormire sonni tranquilli perché spesso il Signore, a motivo della nostra superbia e della nostra infedeltà, ci fa toccare il fondo dei fondi più terribili prima di farci risalire la china. E adesso ci troviamo in uno dei peggiori periodi della storia della Chiesa, checché ne dicano i soliti “normalizzatori” senza problemi. Ma se la Chiesa non costituisce più il baluardo contro le potenze delle tenebre e le insidie del Maligno, saranno guai seri non solo per i cattolici che si troveranno senza Pastori, né Sacramenti, nè forza spirituale per andare avanti, ma anche per tutti, perché una società dove imperversa Satana come guida e condottiero è invivibile, è un caos, una disperazione per tutti in vita e una punizione terribile nell’inferno dopo morte. Non è nemmeno concepibile una vita senza Dio, senza Gesù Cristo, vero Figlio di Dio e Dio egli stesso. E sarà Lui stesso a farcelo capire, a mostrarci i segni della Sua divina presenza e Maestà. Ma se neppure davanti a questi segni del suo amore che egli ci darà, noi accetteremo di inginocchiarci e di credere, saremmo noi stessi a buttarci dritti nell’inferno, e non Dio. Stiamo attenti ai segni che Dio ci manda, soprattutto per la nostra conversione, non sottovalutiamoli. E finchè ci sarà possibile trovare un frate o sacerdote confessore, approfittiamo per fare una sincera confessione dei nostri peccati e troveremo gioia e forza per intraprendere la nuova, faticosa battaglia nel nome del nostro Gesù, che si profila all’orizzonte.
 

tratto da : http://www.patriziastella.com/2015/10/guai-coloro-che-chiamano-bene-il-male-e.html#more

lunedì 5 ottobre 2015

se solo un padre sinodale avesse il coraggio di leggere questo in aula...

 A chi appartenete?A Gesù o a Satana?
 
Certuni lo chiamano «coming out». Altri si lamentano per l’«indebita pressione mediatica». Diciamo le cose come stanno: le dichiarazioni rese da Monsignor Krzysztof Charamsa sono espressione di Satana.
 
Non c’è bisogno – come alcuni auspicano – che altri seguano l’esempio di Charamsa per comprendere cosa sta avvenendo. Da innumerevoli «segni» - che hanno preceduto, accompagnato, seguito fino ai giorni nostri, il Concilio Vaticano Secondo – è evidente che la lobby omosessualista e quella massonica di stampo catto-progressista, dominano la Chiesa fondata da Gesù. Le parole del 29 giugno 1972 di Paolo VI – «da qualche fessura è entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio. C’è il dubbio, l’incertezza, la problematica, l’inquietudine, l’insoddisfazione, il confronto», le uniche che apprezzo di quel pontificato – sono ampiamente e del tutto superate dal «lavoro» svolto negli ultimi cinquant’anni. Un lavoro raffinatissimo, abilissimo e geniale, com’è nelle «doti» e nelle «qualità» del «principe di questo mondo». E’ il «mestiere» della «bestia», che «ha natura sì malvagia e ria, che mai non empie la bramosa voglia, e dopo ‘l pasto ha più fame che pria» (Commedia, Inferno, I, 97-99).


La «bestia» - che tentò Gesù (Luca 4,1-13), che indusse un Suo apostolo a tradirlo e un altro a rinnegarlo, il cui «impero» fu definitivamente sconfitto con la Passione, la Morte e la Resurrezione di Nostro Signore – è nella Chiesa. Gesù ha vinto il suo «impero». Non ha eliminato dal mondo la realtà fisica, personale e spirituale del male, tanto che ci ha indicato gli strumenti, le armi per combatterlo (la preghiera, il digiuno, la vigilanza, la fermezza nel respingere la tentazione, la Sacra Scrittura, l’abbondono pieno di speranza alla volontà di Dio) e i principi, le regole – immutabili nel tempo e immodificabili – per stare dalla parte del bene. 

La questione che oggi si vive è semplice e drammatica allo stesso tempo: chi dovrebbe svolgere solo il compito d’indicare all’umanità dove sta il bene e dove sta il male – avendo peraltro il privilegio di «conoscere già tutto», perché tutto è già stato scritto e tramandato da due millenni - asseconda il ruolo della «bestia». 
 
Lo dico umilmente e in piena coscienza davanti a Dio: non prego per il Sinodo. Non credo minimamente nell’ancoraggio spirituale e soprannaturale di questo Sinodo. Sono convinto che Dio sia del tutto disinteressato alle discussioni che si preannunciano sul sacramento del matrimonio, sull’omosessualità, sulle relazioni amorose (o familiari) tra persone dello stesso sesso o sulla sessualità e la procreazione responsabile. Sono discussioni volute e fomentate da Satana, che gode di un potere sempre più solido, iattante e «sfolgorante». Con esso si dovrebbero misurare i padri sinodali e con null’altro. Non c’è una dialettica da preservare, un dialogo da custodire, una tolleranza da coltivare. 
 
Il cuore delle tentazioni a cui viene sottoposto Gesù nel deserto è costituito da due elementi: abbandonare la via indicata da Suo Padre per seguire strade più semplici e facili (l’attrattiva della carne, la speranza della gloria e l’ambizione del potere) e utilizzare e strumentalizzare Dio a fini mondani. L’immonda «modernità» di duemila anni fa proponeva all’Uomo-Dio le stesse cose che l’ immonda «modernità» di oggi propone agli uomini di oggi.

E’ stato Satana a indurre la Chiesa conciliare a prostrarsi al mondo, ad ingraziarselo, a comprendere e giustificare i suoi «diritti» in contrapposizione alla legge divina, dismettendo di svolgere il suo ruolo principale, quello profetico: l’annuncio della Verità e della Salvezza. Il «dialogo» - parola che nelle Sacre Scritture nemmeno esiste - si svolge con un mondo dominato dai «Potentati delle tenebre». La «misericordia di Dio», così come viene divulgata e propagandata, diviene lo strumento per l’abolizione del peccato, partendo da quello «originale», che viene inteso e «vissuto» solo come fatto simbolico, al pari delle «dimensioni» in cui si troverà l’anima dell’uomo dopo la morte: l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso sono realtà delle quali non si parla perché ad esse non si crede. La «distinzione tra il bene e il male» viene rimessa alla buona volontà dell’individuo, che avrebbe un solo vincolo: quello della sua «coscienza», che se intesa come indipendente dal suo Creatore e dalla Sua Legge, ha lo stesso valore del letame. Non si evangelizza e non si chiede la condivisione della Croce di Cristo. L’ecumenismo d’accatto equipara la religione della Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica e Romana a qualsiasi altro tipo di religione, in nome di una felicità e di una pace «terrene», di cui nelle Scritture, nel Magistero e nella Dottrina dei duemila anni di storia della Chiesa non vi è alcuna traccia. Se i primi cristiani avessero fatto questo, avrebbero sicuramente evitato il martirio, ma il Cristianesimo non sarebbe neppure esistito. 
 
In questo tempo storico così putrido e infame, nel corso del quale il Nemico di Dio sta sferrando un attacco senza precedenti per possedere l’intera umanità, coloro che Gesù chiama Suoi «amici» - perché amano Suo Padre – hanno una sola strada da percorrere: quella che ha praticato Gesù per Gerusalemme e che lo portò sul Golgota. Si deve guardare, inginocchiati, solo alla Croce. Non agli uomini. Prima si ama la Croce. Se quest’amore si esprime nella sua pienezza, solo allora si possono amare gli uomini. Quella Croce, se condivisa nel crogiuolo formativo della sofferenza e nell’abbandono alla Sua volontà, può concedere una gioia infinita. Può asciugare tutte le lacrime, per trasformarle in perle di carità e amore. Questa è la forza della Verità. Essa muove il mondo, lo alimenta. E’ il corpo di Gesù Crocifisso. Egli, sulla Croce della Verità, ci ha indicato come comportarci: solo la perfetta imitazione di Cristo santifica la nostra vita e la rende, viva, piena, degna.
Rispondano, i padri sinodali, solo a queste parole di Gesù: «Chi non è con me, è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde» (Mt 12,30).
Danilo Quinto
 
tratto da: http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2015/10/danilo-quinto-chi-appartenete-gesu-o.html

homo humus, fama fumus, finis cinis

FALSO DIRE CHE GESÙ NON HA CONDANNATO L’OMOSESSUALITÀ.
I VANGELI DIMOSTRANO IL CONTRARIO
L’assordante propaganda omosessualista e omofila, sostenuta da tutti i grandi mezzi d’informazione, in crescendo nell'imminenza del Sinodo sulla Famiglia del 5 ottobre p.v., continua a ripetere a beneficio dei cattolici un vieto ritornello e cioè che Gesù Cristo non avrebbe mai parlato dell’omosessualità, ragion per cui la sua condanna non si potrebbe reperire nei Vangeli ma solo nelle Lettere apostoliche, segnatamente in quelle di san Paolo. Come se questo, annoto, facesse la differenza!
Le Epistole paoline non vengono lette durante la Messa come “Parola di Dio”, allo stesso modo dei Vangeli? Ma prescindiamo da questa scorretta separazione tra le varie parti del corpo neotestamentario, del tutto inaccettabile, spiegabile solo alla luce della miscredenza attuale, che vuole escludere di fatto l’insegnamento di san Paolo dalla Rivelazione con l’argomento singolare che egli dettava norme e concetti validi solo per il proprio tempo!
Ciò che la propaganda omofila vuole insinuare a proposito dei Vangeli, è parimenti assurdo: non avendovi il Cristo mai nominato esplicitamente l’omosessualità, non la si dov­rebbe ritener da Lui condannata! La fornicazione e l’adulterio li ha con­dannati apertamente mentre la sodomia e affini (che sono fornicazione contro natura) li avrebbe invece assolti con il suo (supposto) silenzio? Ma ci rendiamo conto delle castronerie che vengono oggi propinate alle masse, peraltro ben felici di esser ingannate, a quanto pare?
Dove si trova, nei Vangeli, la condanna dell’omosessualità da parte di Nostro Signore? In maniera diretta tutte le volte che Egli porta ad esempio il destino toccato a Sodoma come condanna esemplare del peccato; in maniera indiretta in un passo nel quale elenca i vizi e peccati che ci mandano in perdizione.
1. La distruzione di Sodoma e Gomorra citata tre volte da Gesù come esempio di punizione esemplare di chi si ostina nel peccato: Mt 10, 15; 11, 24; Lc 10, 12; 17, 29.
Vangelo di san Matteo
Nel dare le istruzioni ai Dodici Apostoli mandati per la prima volta a predi­care e convertire i peccatori, il Verbo incarnato disse, a proposito di coloro che si fossero rifiutati di riceverli o ascoltarli:
In verità vi dico: nel giorno del Giudizio il paese di Sodoma e Gomorra sarà trattato meno severamente di quella città” (Mt 10, 15).
Il concetto fu da Lui ribadito poco dopo. Di fronte ai discepoli di Giovanni Bat­tista, Egli fece l’elogio del Battista per passare poi a rampognare l’incredulità di “questa generazione”, concludendo con un durissimo rimprovero alle città im­penitenti, che non avevano voluto pentirsi, nonostante i miracoli che Egli vi aveva fatto.
Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsaida! Perchè se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i miracoli compiuti in mezzo a voi, già da gran tempo avrebbero fatto penitenza cinti di cilicio e ricoperti di cenere. Perciò vi dico: nel giorno del Giudizio Tiro e Sidone sarano trattate meno severamente di voi. E tu Cafarnao, sarai esaltata sino al cielo? Tu discenderai all’inferno: perchè se in Sodoma fossero avvenuti i miracoli operati in te, oggi ancora sussisterebbe. E però vi dico, che nel giorno del giudizio il paese di Sodoma sarà trattato meno dura­mente di te” (Mt 11, 21-24).
Il parallelo con le antiche città pagane ha lo scopo di mettere nel massimo rilievo la gravità del peccato delle città ebraiche, che avevano rifiutato la “conversione” pur avendo visto i miracoli operati da Nostro Signore. Avevano peccato nella fede, contro lo Spirito Santo, possiamo dire. Tiro, Sidone, Sodoma, Gomorra erano diventate per gli Ebrei simboli della corruzione del mondo pagano, privo del vero Dio e nell’ignoranza della Salvezza. Ma questo non si poteva dire de­gli Ebrei, ragion per cui il loro peccato era più grave: più grave degli abomini carnali dei pagani era la loro incredi­bile mancanza di fede.

Per quanto riguarda Sodoma e il suo particolare peccato: nel giorno del Giudizio essa sarà trattata “meno duramente” delle città ebraiche impenitenti ma non sarà certamente assolta. Anzi, proprio la condanna di Sodoma serve da punto di riferimento, da metro di giudizio per determinare la gravità di un peccato e quindi per affermare che l’incredulità degli Ebrei è addirittura più grave di un peccato così grave come quello di Sodoma e Gomorra, di “Tiro e Sidone” in quanto ad esso assimilabile: la corruzione dei costumi spinta sino alla ribellione contro la legge naturale stabilita da Dio, in odio a Dio.

Il carattere esemplare del peccato e della condanna di Sodoma erano già ben presenti nella tradizione profetica. Li ritroviamo nel libro di Ezechiele.

Dio ammonisce Israele per i suoi tradimenti e le sue “abominazioni idolatriche”, tramite la voce dei Profeti. Nel libro di Ezechiele già compare il parallelo tra le colpe di Ge­rusalemme e quelle dei pagani, utilizzato anche da Nostro Si­gnore: le colpe di Gerusalemme verso Dio sono più gravi di quelle dei pagani, pur di per sé gravissime. Gerusalemme ha, infatti, avuto la Rivelazione, al contrario dei pagani.
Com’è vero che io vivo, dice il Signore Dio, tua sorella Sodoma e le sue figlie [le città dipendenti] non furono sì perverse come te e le figlie tue. Ecco, questa fu la colpa di Sodoma, tua sorella e delle sue figlie: superbia, sovrabbondanza di cibo e pigrizia: non aiutavano il povero e l’indigente; ma insuperbirono e fe­cero ciò ch’è abominevole davanti a me: per questo io le distrussi non appena vidi la loro condotta” (Ez 16, 48-50).
Sodoma è rappresentata qui dal profeta come “sorella” nella colpa di Ge­rusalemme, “adultera” nella fede. La punizione di Sodoma sarà anche quella di Gerusalemme colpevole, ed anzi ancor più colpevole; sarà la punizione inferta alle “adultere e omicide” (ivi, 38). Il profeta, ispirato da Dio, descrive la colpa di Sodoma: la superbia innanzitutto, nutrita dal benessere materiale, che comportava pigrizia e disprezzo per “il povero e l’indigente”. L’ozio prodotto dal benessere è il padre dei vizi, come si suol dire. E alla base della ribellione contro la legge divina e naturale nei rapporti sessuali c’è la superbia e la mancanza di giustizia: “insuper­birono e fecero ciò ch’è abominevole davanti a me”. Un gran benessere materiale, il narcisismo e la superbia all’origine dell’omosessualità. Dal narcisismo e dalla superbia la ribellione contro Dio e le sue leggi. Tutto ciò lo vediamo riprodursi oggi, nelle nostre sventurate società, e in molti casi con la complicità dello Stato.
Vangelo di san Luca
Luca riporta l’invettiva di cui a Mt 11, 21-24, in modo quasi identico, aggiungendovi un illuminante commento del Signore stesso.
Io vi dico che, nel gran giorno [del Giudizio], Sodoma sarà trattata meno rigorosamente di quella città [dove non vi avranno accolti]. Guai a te , Corazin!, guai a te, Betsaida! […] E tu Cafarnao, sarai forse elevata fino al cielo? Tu sarai precipitata sino all’inferno! Chi ascolta voi, ascolta me, e chi disprezza voi, disprezza me. Chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato” (Lc 10, 12-15).
Ma Nostro Signore nominò di nuovo Sodoma nelle profezie sugli ultimi tempi, che avrebbero visto il ritorno del Figlio dell’uomo, predetto quale avvenimento improvviso e fulminante, che non avrebbe lasciato scampo a nessuno.
E come avvenne al tempo di Noè, così avverrà al tempo del Figlio dell’uomo: mangiavano e bevevano, si sposavano e facevano sposare i propri figliuoli, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca; ma venne il diluvio e li fece tutti perire. Altrettanto avvenne al tempo di Lot: mangiavano e bevevano, compravano e vendevano, piantavano e costruivano; ma il giorno in cui Lot uscì da Sodoma, Dio fece piovere fuoco e zolfo dal cielo e fece perire tutti”. (Lc 17, 26-29).
Continuando nella profezia, Nostro Signore aggiunse:
Lo stesso avverrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo dovrà apparire”. In quel giorno nessuno dovrà voltarsi indietro, non gli sarà consentito: “Ricordatevi della moglie di Lot! Chi cercherà di salvare la sua vita, la perderà; e chi la perderà, la conserverà” (ivi, 30-32).
Il Diluvio e la fine di Sodoma sono dunque proposti più volte da Nostro Signore quali esem­pi della giustizia divina, esempi classici, si potrebbe dire, nella cultura e nella mentalità ebraiche. Ciò significa che Egli approvava quelle condanne e quei castighi; riteneva giusto che l’umanità fosse punita per i suoi peccati nel modo che Dio ritenesse opportuno, a seconda della loro gravità. Riteneva quindi giusto che il peccato contro natura dei sodomiti fosse stato punito col fuoco e lo zolfo caduti subitaneamente dal cielo. Si noti la sfumatura: ricorda che al tempo di Noè gli uomini, tra le altre cose, “si sposavano e facevano sposare i propri figli”; al tempo di Lot invece, cioè a Sodoma e Gomorra, tra le loro molteplici attività (“piantavano e costruivano”) mancava ovviamente il costruir famiglie, lo sposarsi e far figli secondo natura, realtà dalle quali i sodomiti (omosessuali e lesbiche) si escludono a priori, perché da loro detestate.

Riscontrato tutto ciò sui Sacri Testi, come si fa a dire che Gesù non ha mai parlato dell’omosessualità e quindi non l’ha (per ciò stesso) mai condannata? Nella più perfetta tradizione ebraica, ha portato o no più volte a monito, approvan­dola, la condanna di Sodoma quale esempio di condanna divina esemplare dei peccati gravi e ostinati di un’intera comunità? E ciò non basta a dimostrare che Egli ha condannato l’omosessualità e la conseguente falsità radicale della tesi degli omofili? Che altro doveva dire? Aveva forse bisogno di fare tanti discorsi per condannare il peccato e un peccato come quello? Invece di cercare di falsare il senso autentico delle Sacre Scritture, i propagandisti e sostenitori a vario livello della presente, terrificante deriva omosessualista (attivi purtroppo anche nella Gerarchia!), non farebbero meglio a meditare le parole stesse di Nostro Signore sul giusto castigo di Sodoma sventurata? Sembrava ai depravati che tutto dovesse continuare in eterno come prima, immersi nel benessere, nelle loro intense attività e nei loro vizi, ma improvvisamente un giorno, “il giorno in cui Lot uscì da Sodoma, Dio fece piovere fuoco e zolfo dal cielo e fece perire tutti”. Senza preavviso fece perire tutti di una morte orribile, tutti inceneriti in un batter d’occhio, come i poveri giapponesi a Hiroshima e Nagasaki, peraltro vittime innocenti della crudeltà della guerra. Anzi, peggio, perché in Giappone ci furono dei superstiti e la vita è tornata nelle città ricostruite. A Sodoma e Gomorra, invece, non si è salvato nessuno e il luogo, inizialmente fertilissimo, è da allora un tetro e spettrale deserto di sale, acqua salmastra e bitume. Se si continuerà ad offendere gravemente Dio, come a Sodoma, andrà a finire anche per noi come a Sodoma, quale che sia la forma specifica del castigo, se l’acqua o il fuoco o la terra, che si spalancherà sotto di noi.
2. L’omosessualità deve ritenersi inclusa da Gesù nella condanna di tutte le “fornicazioni” .
Polemizzando contro il legalismo dei Farisei e la loro ossessione con le purificazioni rituali, Gesù dissse ai discepoli, che ancora non avevano afferrato adeguatamente il concetto:
Non capite che quanto entra per la bocca, passa nel ventre e va a finire nella latrina? Ma quel che esce dalla bocca viene dal cuore, ed è questo che contamina l’uomo; poiché dal cuore vengono i cattivi pensieri, gli omicidi, gli adulteri, le fornicazioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie: queste cose contaminano l’uomo, ma il mangiare senza lavarsi le mani non contamina l’uomo” (Mt 15, 17-20).
Egli distingue nettamente tra “adulteri” (adulteria, moichetai) e “fornicazioni” (fornicationes, porneiai).
L’adulterio è l’infedeltà coniugale. E le fornicazioni? Evidentemente, tutti i rapporti sessuali di persone non sposate. E quindi tutte le violazioni del Sesto Comandamento, secondo natura e contro natura che siano. Anche l’adulterio è “fornicazione”, però con aggiunto il peccato della violazione della fede coniugale. Nell’adulterio ci sono due peccati in un unico atto.
Potrebbero le “fornicazioni” qui menzionate dal Signore escludere quelle contro natura? Non potrebbero, evidentemente: per la natura stessa del concetto, tale da impedire di per sé simile eccezione. Inoltre, il termine porneia (scortatio, fornicatio), che risale a Demostene ed è usato dai LXX, anche nel Nuovo Testamento indica “ogni uso illegittimo della venere, compreso l’adulterio e l’incesto. In Mt 15, 19 si distingue dalla moicheia ossia dall’adulterio. Vedi anche Mc 7, 21, [passo parallelo]”. E a riprova di tale impossibilità abbiamo l’evidente approvazione manifestata (tre volte) da Gesù per la condanna di Sodoma e Gomorra, rappresentate addirittura come esempio di grave peccato che merita di esser colpito anche in questo mondo dall’ira divina, con tutta la sua terribile potenza, quando un intero popolo vi si induri.

Lo scopo di quest’articolo è solo quello di ricordare la condanna evidente e manifesta del peccato di omosessualità da parte di Cristo, per sbarazzare il campo dalle falsità pullulanti sulla nostra religione e ristabilire il vero. Per completezza di documentazione, voglio ricordare che Sodoma e Gomorra sono rammentate anche nella Seconda Lettera di san Pietro, allo stesso modo di Nostro Signore e con ulteriori precisazioni, relative alla sopravvivenza e comunque alla salvezza dell’anima dei giusti che siano costretti a vivere in una società dominata dall’empietà.
“[…] se Dio condannò alla distruzione e ridusse in cenere le città di Sodoma e Gomorra, perché fossero di esempio a tutti gli empi futuri, e se liberò il giusto Lot, rattristato dalla condotta di quegli uomini senza freno nella loro disso­lutezza – poiché quest’uomo, pur abitando in mezzo a loro, si manteneva giu­sto di fronte a tutto quello che vedeva ed ascoltava, nonostante che tormen­tassero ogni giorno la sua anima retta con opere nefande – il Signore sa liberare dalla prova gli uomini pii e riserbare gli empi per esser puniti nel giorno del Giudizio, specialmente quelli che seguono la carne nei suoi desideri immondi e disprezzano l’autorità. Audaci e arroganti, essi non temono d’insultare le glorie dei cieli, mentre gli stessi angeli ribelli, pur essendo supe­riori a costoro per forza e potenza, tuttavia non osano portare contro di esse un giudizio ingiurioso davanti al Signore” (2 Pt 2, 6-11). 


 


Card. George: “vivere nella società gender sarà per i cattolici come vivere sotto la sharia”



Il Cardinale Francis George, già presidente della conferenza episcopale USA, nella sua rubrica pubblicata nel sito diocesano, il 20 Luglio 2014, ha parlato molto chiaramente della pericolosità dell’ideologia gender, prospettando situazioni drammatiche verso chi si oppone ad essa. In Italia siamo passati all’offensiva dittatoriale: dagli scranni più alti della politica arrivano le negazioni dell’esistenza del gender, con annesse minacce di ricorrere all’autorità giudiziaria, verso quanti cercano di dimostrarne l’esistenza. Le parole profetiche dell’arcivescovo emerito di Chicago purtroppo si realizzano in Italia, come già è avvenuto negli Stati Uniti, dove la libertà di pensiero e religiosa è fortemente limitata da leggi e disposizioni varate dall’attuale amministrazione politica, come conseguenza del pensiero unico e della cultura liquida in cui la società è precipitata. Questo è un passaggio del suo ultimo scritto:
"[…] Negli anni recenti abbiamo assistito all’approvazione sociale e legale di ogni tipo di relazione sessuale che una volta era considerata “peccaminosa”. Dal momento che la visione biblica di ciò che significa l’umano ci dice che non ogni tipo di amore o amicizia può essere espresso in una relazione sessuale, l’insegnamento della Chiesa su questi temi è visto come una prova di intolleranza nei confronti di ciò che la legislazione tutela e perfino impone. Quello che una volta era una questione di “vivi e lascia vivere”, oggi è diventata una richiesta di approvazione. La classe dirigente – chi plasma l’opinione pubblica in politica, nella scuola, nel mondo della comunicazione, nell’intrattenimento – sta usando la legge per imporre la sua forma di moralità a ognuno […].
Nuotare controcorrente significa oggi limitarsi l’accesso a posizioni di prestigio e di potere nella società. Significa che coloro che sceglieranno di vivere secondo la fede cattolica non saranno candidati a ruoli politici di livello nazionale, non saranno ai vertici dei maggiori quotidiani, non saranno di casa nelle maggiori università, non avranno carriere di successo come attori e uomini di show. Nemmeno i loro figli, che saranno visti con sospetto. Dal momento che tutte le istituzioni pubbliche, non importa chi ne sarà a capo, saranno agenti governativi e conformi alla richieste della religione ufficiale, lavorare come medici o in ambito legale diventerà più difficile per i cattolici fedeli. In alcuni Stati significa già che chi ha delle attività deve piegarsi a questa sorta di religione o venire sanzionato, così come i cristiani o gli ebrei sono sanzionati per la loro religione nei Paesi in cui vige la legge islamica, la sharia […]".
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