venerdì 19 settembre 2014

Il giorno di San Crispino e Crispiano si avvicina


 
ENRICO:
Chi è mai che desidera questo?
Mio cugino Westmoreland?
No, mio caro cugino.
Se è destino che si muoia, siamo già in numero più che sufficiente;
e se viviamo, meno siamo e più grande sarà la nostra parte di gloria.
In nome di Dio, ti prego, non desiderare un solo uomo di più.
Anzi, fai pure proclamare a tutto l’esercito che chi non si sente l’animo di battersi oggi, se ne vada a casa:
gli daremo il lasciapassare e gli metteremo anche in borsa i denari per il viaggio.
Non vorremmo morire in compagnia di alcuno che temesse di esserci compagno nella morte.
Oggi è la festa dei Santi Crispino e Crispiano; colui che sopravviverà quest’oggi e tornerà a casa,
si leverà sulle punte sentendo nominare questo giorno, e si farà più alto, al nome di Crispiano.
Chi vivrà questa giornata e arriverà alla vecchiaia, ogni anno alla vigilia festeggerà dicendo:
"Domani è San Crispino";
poi farà vedere a tutti le sue cicatrici, e dirà:
"Queste ferite le ho ricevute il giorno di San Crispino".
Da vecchi si dimentica, e come gli altri, egli dimenticherà tutto il resto, ma ricorderà con grande fierezza le gesta di quel giorno.
Allora i nostri nomi, a lui familiari come parole domestiche – Enrico il re, Bedford ed Exeter, Warwick e Talbot, Salisbury e Gloucester – saranno nei suoi brindisi rammentati e rivivranno questa storia.
Ogni brav’uomo racconterà al figlio, e il giorno di Crispino e Crispiano non passerà mai, da quest’oggi,
fino alla fine del mondo, senza che noi in esso non saremo menzionati; noi pochi.
Noi felici, pochi.
Noi manipolo di fratelli: poiché chi oggi verserà il suo sangue con me sarà mio fratello,
e per quanto umile la sua condizione, sarà da questo giorno elevata,
e tanti gentiluomini ora a letto in patria si sentiranno maledetti per non essersi trovati oggi qui,
e menomati nella loro virilità sentendo parlare chi ha combattuto con noi questo giorno di San Crispino!

domenica 14 settembre 2014

"il contesto cattolico è in gran parte una specie di protestantesimo presieduto dal papa con qualche raro correttivo cattolico, sempre più residuale, in verità"

Le tradizioni ecclesiastiche, loro ruolo e conseguenza della loro abolizione pratica


Questo scritto segue, in qualche modo, quello precedente.

 Probabilmente ho già parlato attorno a questo tema. Nonostante ciò, lo voglio riprendere per approfondirne qualche aspetto. 

 Nello schema riportato nell’ultimo post e qui ripreso, ho puntualizzato che l’autorità fondativa (Gesù Cristo) è all’origine della Tradizione religiosa (cristiana). 

 Per Tradizione cristiana non si deve solo intendere quanto ci giunge dalla rivelazione scritta (il Nuovo Testamento) ma il modo d’interpretare e di vivere la Scrittura.  

 È esattamente questo modo d’interpretarla e di viverla che ripara la Rivelazione scritta ad ogni genere d’arbitrio e di soggettivistica interpretazione. 

 È esattamente questo modo d’interpretarla e di viverla che realizza la comunione ecclesiastica dimodoché un ambito ecclesiastico inizia a divenire scismatico dalla Chiesa nel preciso momento in cui cambia sostanzialmente il suo modo d’interpretare e vivere la Tradizione. 

 È sempre questo modo d’interpretarla e viverla a comporre la cosiddetta “esperienza cristiana”. 

 L’ “esperienza cristiana” non è, dunque, il risultato di un soggettivismo capriccioso, qualcosa di meramente psicologico (o psicologistico) ma qualcosa nella quale si conosce e riconosce lo stile (l’ ethos) di Cristo che si distacca da un piano puramente umanistico.