giovedì 24 luglio 2014

quando tutto crolla

L'unico infallibile appiglio 

quando tutto crolla



«La Divina Provvidenza non fa mai bancarotta». Questa frase, di san Giuseppe Cottolengo, concludeva un mio editoriale di Radici Cristiane del novembre 2008, in cui commentavo l’onda tumultuosa della crisi finanziaria americana che iniziava a sommergere l’Europa. Da allora la tempesta si è allargata, fino a diventare un vero e proprio Tsunami. Mai come oggi la sentenza del Cottolengo è attuale, e lo sarà sempre di più nei tempi difficili e confusi che ci attendono.  
Le cause prossime della crisi economica – quella che più direttamente sembra toccarci – sono lo sregolato processo di globalizzazione avviato negli anni Novanta dall’OMC (Organizzazione Mondiale per il Commercio) e la sconsiderata istituzione dell’euro, la moneta unica, che ha cominciato a circolare in Europa esattamente dieci anni fa. Ma esistono anche cause remote e profonde che risalgono all’allontanamento della scienza economica, come di tutte le altre discipline umane, dai princìpi religiosi e morali che reggono il mondo.

Oggi la crisi dell’economia si accompagna a quella della politica e della morale e tutte queste convulsioni hanno un’origine metafisica. Il mondo si è allontanato da Dio e il Signore ha abbandonato il mondo a se stesso.

La vita è stata organizzata in modo tale che Dio sia assente da tutto e al centro di tutto sia l’uomo. La conseguenza di questa inversione di piani è stata una totale disgregazione del sistema sociale. Una società privata dei suoi fondamenti divini e naturali è destinata infatti a sprofondare nel caos, che è la mancanza di quelle regole stabili che presiedono ad ogni forma di convivenza civile.

Esiste un’unica filosofia sociale che ha il suo modello nella costituzione della famiglia naturale, fondata sul matrimonio indissolubile di un uomo e una donna, e che si alimenta alle parole di vita soprannaturali del Vangelo.

Oggi l’ordine che scaturisce dalla natura umana e dall’insegnamento del Redentore è sistematicamente capovolto, a cominciare dall’economia. Il risparmio, su cui un tempo si fondava la società, è sostituito dal debito, che è il nuovo orizzonte di chi fatica senza riuscire a raccogliere i frutti del proprio lavoro.
La proprietà privata, viene penalizzata fino al punto da divenire un lusso impossibile. La famiglia non è protetta, ma combattuta dagli Stati, che ad essa oppongono modelli viziosi, come le unioni omosessuali, mentre i difensori della morale sono trattati alla stregua di criminali.

Il futuro dei popoli viene soffocato sul nascere, attraverso la pratica assassina dell’aborto legalizzato. Le nascite, che sono la ricchezza delle nazioni, crollano ovunque in Occidente, anche in seguito al dilagare delle convivenze pre-matrimoniali e delle pratiche contraccettive. 

I giovani, sottoposti a un interminabile apprendistato scolastico e universitario vengono immessi in un mercato del lavoro che riserva loro delusioni e disoccupazione, mentre la società li espropria di ogni speranza nel futuro.

Agli ideali di bellezza, di purezza, di onestà, vengono sostituiti quelli della ricerca del piacere e del successo materiale. Nel teatro delle miserie e delle menzogne che è il nostro tempo, vince chi riesce ad affermarsi con tutti i mezzi e con l’esibizione più sfrontata.  



Al relativismo morale corrisponde il relativismo religioso, contrabbandato come ecumenismo. La conseguenza di questa predicazione irenista è l’intiepidimento della fede cristiana e l’arrendismo di fronte all’Islam che avanza in Europa con piglio da conquistatore. 

In questo orizzonte confuso e nauseabondo, che opprime il cuore e offusca la mente, quando chi dovrebbe parlare tace e chi dovrebbe tacere ci inonda di parole inutili, mentre tutto sembra perduto, l’anima priva di ogni altro aiuto leva gli occhi al Signore e con immensa fiducia si rivolge alla Divina Provvidenza.

La Divina Provvidenza è, in ultima analisi, l’ordine dell’universo creato: ordine nella Chiesa, nella società, nella famiglia, nella vita personale. Quando la vita degli uomini e dei popoli si svolge in modo ordinato, tutto procede in maniera armoniosa e produttiva. Non ci sono tensioni sociali, né confusione di idee, né incertezza sul futuro.

L’ordine richiede l’unità delle parti, cioè la loro convergenza verso un bene comune, che è anche una verità comune. E nell’universo non c’è verità, assoluta o relativa, al di fuori di Gesù Cristo, Figlio di Dio e Dio Egli stesso, fattosi uomo per redimere, attraverso la grazia soprannaturale, il mondo immerso nel peccato.

Chi nelle sue scelte pubbliche o private rifiuta di principio, o ignora di fatto, l’esistenza del peccato, da cui derivano tutti i mali dell’universo, e la necessità della Grazia per vincere il male, brancola inesorabilmente nel buio. Fino a che i professori che ci governano, analfabeti in tema di religione e di morale, pretenderanno di risolvere i problemi che hanno di fronte prescindendo dalla Legge del Vangelo, sono destinati ad un umiliante fallimento.

Di fallimenti ne abbiamo visti tanti negli ultimi decenni e ne vedremo ancora. Terribili sono infatti le parole del Profeta: «Maledetto l’uomo che confida nell’uomo, che fa conto della carne e il cui cuore si allontana dal Signore! Egli sarà come la tamerice desertica (…) resterà nell’aridità, su una terra salata e inabitabile» (Geremia 17, 5-6).

Né gli uomini politici né gli studiosi di economia sono in grado di prevedere cosa accadrà e dall’incapacità di previsione scaturisce la loro impossibilità di trovare soluzioni per risolvere la crisi.

Oggi la scelta è radicale: o la Divina Provvidenza o il caos.  La Provvidenza possiede un potere illimitato: tutto è sottoposto al suo dominio ed Essa è in grado di provvedere a tutti nostri bisogni, spirituali e materiali. Da parte nostra cerchiamo con tutti i nostri sforzi di raddrizzare ciò che è storto, cominciando col rendere a Dio il suo primato sociale. Le parole del Vangelo sono infallibili: «Cercate prima di tutto il Regno di Dio e la sua giustizia, e il resto vi sarà dato in sovrappiù» (Mt. 6, 25-26). Dio si cura degli interessi di chi lo serve, e solo chi si allontana da Lui deve preoccuparsi del proprio futuro, nel tempo e nell’eternità.

Nulla è irreversibile nella storia, tranne la Volontà di Dio. La nostra risorsa ultima è la Divina Provvidenza che non inganna e non abbandona, perché Essa è Dio stesso, considerato nei suoi rapporti con le creature. Ci riconosciamo creature, tratte dal nulla, senza alcuna evoluzione, in tutto dipendenti da Dio. La Divina Provvidenza, che è Amore, ci assiste e ci guida irreversibilmente al nostro fine. Questo solo ci basta. 
Roberto de Mattei 

(Fonte: dalla rivista RADICI CRISTIANE) L'unico infallibile appiglio quando tutto crolla
 
 
 
tratto: http://www.corsiadeiservi.it/it/default1.asp?page_id=766

lunedì 21 luglio 2014

"di tutto si formava una massa enorme e confusa di pubblica follia" (A. Manzoni)


L'Episcopio di Mosul in fiamme
 
Pescavan ne' libri, e pur troppo ne trovavano in quantità, esempi di peste, come dicevano, manufatta: citavano Livio, Tacito, Dione, che dico? Omero e Ovidio, i molti altri antichi che hanno raccontati o accennati fatti somiglianti: di moderni ne avevano ancor più in abbondanza. Citavano cent'altri autori che hanno trattato dottrinalmente, o parlato incidentemente di veleni, di malìe, d'unti, di polveri: il Cesalpino, il Cardano, il Grevino, il Salio, il Pareo, lo Schenchio, lo Zachia e, per finirla, quel funesto Delrio, il quale, se la rinomanza degli autori fosse in ragione del bene e del male prodotto dalle loro opere, dovrebb'essere uno de' più famosi; quel Delrio, le cui veglie costaron la vita a più uomini che l'imprese di qualche conquistatore: quel Delrio, le cui Disquisizioni Magiche (il ristretto di tutto ciò che gli uomini avevano, fino a' suoi tempi, sognato in quella materia), divenute il testo più autorevole, più irrefragabile, furono, per più d'un secolo, norma e impulso potente di legali, orribili, non interrotte carnificine.
         Da' trovati del volgo, la gente istruita prendeva ciò che si poteva accomodar con le sue idee; da' trovati della gente istruita, il volgo prendeva ciò che ne poteva intendere, e come lo poteva; e di tutto si formava una massa enorme e confusa di pubblica follia.
 
I Promessi Sposi, cap. XXXII