sabato 18 gennaio 2014

Cade da sé il mito che l’uso della Comunione in mano sia la ripresa di una consuetudine della Chiesa primitiva. Quelli che si comunicavano in piedi e ricevendo l’Eucarestia in mano erano infatti gli ariani, i quali però la consideravano solo come un simbolo d’unione e non credevano nella divinità di Cristo


COMUNIONE SULLA MANO? 
PERCHÈ DIRE NO

 
 

Per quanto sembrerebbe trattarsi di un uso radicato e di lontanissime origini data la diffusione, il comunicarsi sulla mano è qualcosa nato cavallo tra gli anni ’80 e ’90 e sviluppatosi a tal punto che risulta strano vedere qualche fedele a Messa inginocchiarsi per ricevere l’Eucarestia.

Vi è da chiedersi se tale pratica abbia un oggettivo riscontro nelle indicazioni che il Magistero e la Tradizione ecclesiale hanno dato nel corso dei secoli.









 
San Tommaso d’Aquino, riprendendo ciò che affermarono i Pontefici che lo precedettero, nella sua Somma Teologica affermo che “La distribuzione del Corpo di Cristo appartiene al Sacerdote per tre motivi: in primo luogo, perché è lui che consacra, tenendo il posto di Cristo. Ora, è Cristo stesso che ha consacrato il suo Corpo nella Cena, ed è Lui stesso che lo ha dato agli altri da mangiare. Dunque, come la consacrazione del Corpo di Cristo appartiene al Sacerdote, altrettanto appartiene a lui la distribuzione. In secondo luogo, il sacerdote è stabilito intermediario tra Dio e il popolo. Di conseguenza, come a lui spetta l'offrire a Dio i doni del popolo, altrettanto spetta a lui donare al popolo i doni santificati da Dio. In terzo luogo, per il rispetto dovuto a questo Sacramento, nulla può toccarlo che non sia consacrato. Per questo motivo, il corporale e il calice vengono consacrati, ed altrettanto le mani del Sacerdote vengono consacrate per toccare questo Sacramento, e nessun altro ha il diritto di toccarlo, se non in caso di necessità”. Data la continuità di questo suo insegnamento con i Papi che lo precedettero (e tra di essi ne figurano anche alcuni dei primi secoli d. C., come San Pio I e San Soterio per citarne qualcuno), cade da sé il mito che l’uso della Comunione in mano sia la ripresa di una consuetudine della Chiesa primitiva. Quelli che si comunicavano in piedi e ricevendo l’Eucarestia in mano erano infatti gli ariani, i quali però la consideravano solo come un simbolo d’unione e non credevano nella divinità di Cristo.

Il Concilio di Trento confermò quanto detto dal Dottore Angelico (“Questo costume deve essere ritenuto di diritto e a giusto titolo come proveniente dalla Tradizione apostolica”; Sess. XIII, De Eucharistia), lo stesso fece Papa San Pio X nel suo Catechismo Maggiore (“Nei momenti di ricevere la santa Comunione, bisogna trovarsi in ginocchio, tenere la testa lievemente alzata, gli occhi modestamente rivolti verso la santa Ostia, la bocca sufficientemente aperta, con la lingua un pochino avanzata sul labbro inferiore. Bisogna tenere la tovaglia o il piattello (patena) della Comunione in modo che essi ricevano la santa Ostia se dovesse cadere. Se la santa Ostia si attaccasse al palato, bisognerebbe distaccarla con la lingua, e giammai con la dita”).

Eppure nel 1989 che la CEI approvò, con un solo voto favorevole in più rispetto ai contrari, tale costume. 
Tratto da: http://muniatintrantes.blogspot.it/2014/01/comunione-in-mano.html

giovedì 16 gennaio 2014

"non possiamo e non dobbiamo (e non vogliamo) rinunciare al cristianesimo di Gesù Cristo, il cristianesimo che ha al suo centro lo ‘scandalo’ della croce e la realtà sconvolgente della risurrezione del Signore.”

ATTENTI ALL’ANTICRISTO
di Alessandra Nucci
Quello che si può osservare nell'Europa contemporanea è che stiamo andando incontro ad una standardizzazione della cultura che passerà per la relativizzazione del concetto stesso di verità. La tendenza in atto cioè non è quella di rafforzare il diritto di ogni cittadino alla libertà di pensiero e di parola, ma di imporre come corollario di questa libertà il fatto che la verità sia soggettiva. Tutto deve essere ritenuto soggettivamente vero e quindi nulla deve essere ritenuto oggettivamente vero .... tranne, naturalmente, per questa stessa opinione, che nulla sia vero. Ne consegue che alla fine non ci sarà più alcuna differenza neanche fra il bene e il male. Proviamo a corroborare le osservazioni sui fatti di oggi con le straordinarie parole profetiche scritte nel lontano 1900 dal filosofo russo Vladimir Sergeevic Soloviev. Pacifista ed ecumenista noto per la vita ascetica, la mitezza  e la generosità, Soloviev visse il breve arco della sua esistenza nella seconda metà dell’ottocento, dedicandosi totalmente, anche a prezzo di molte incomprensioni e sofferenze, al servizio dell’unificazione del genere umano e della pace tra i popoli. Al termine della vita e al volgere del secolo, Soloviev pubblicò un’opera  in cui descriveva  con sbalorditiva preveggenza avvenimenti che avrebbero effettivamente caratterizzato il corso del Novecento. Vediamone alcune. Scrisse che la nostra sarebbe stata “l’epoca delle ultime grandi guerre, delle discordie intestine e delle rivoluzioni”. Alla luce dei gravi danni derivati dalle loro rivalità, secondo Soloviev i popoli della terra avrebbero cercato di limitare il rischio di ulteriori violenze dando origine alla formazione sovranazionale unitaria degli “Stati Uniti d’Europa”. Prevedeva inoltre che sarebbero rimasti insoluti “i problemi della vita e della morte,  del destino finale del mondo e dell’uomo, resi più complicati e intricati da una valanga di ricerche e di scoperte nuove nel campo fisiologico e psicologico”. Per Soloviev infatti nel secolo nascente “viene in luce soltanto un unico risultato importante, ma di carattere negativo: il completo fallimento del materialismo teoretico.” Nelle sue previsioni questo fallimento non avrebbe portato però all’irrobustirsi della fede, bensì al dilagare dell’incredulità.  Pertanto per la civiltà europea del XX secolo ci sarebbe stata una situazione di vuoto, nella quale sarebbe emersa l’identità e l’azione dell’Anticristo (un uomo che viene eletto presidente dell’Europa unita, poi acclamato imperatore romano e coordinatore della vita e dell’organizzazione delle Chiese). Ecco: fra queste brevi pennellate i lettori non avranno difficoltà a rintracciare alcuni sorprendenti paralleli con lo snodarsi fino a questo momento della storia dell’epoca contemporanea, dalle guerre mondiali all’alta tecnologia, dal fallimento dei regimi comunisti alla tensione verso l’unione europea e al declino della fede religiosa come cardine della cultura imperante. Ciò che tuttavia interessa rilevare sono soprattutto le caratteristiche del Anticristo, delineate agli albori del secolo e riscontrabili nella realtà odierna. Si tratta infatti non di un malfattore patentato ma di un “convinto spiritualista” che crede nel bene e perfino in Dio ma che “non ama che se stesso”; asceta, studioso, filantropo, dotato di senso pratico e di scarse preoccupazioni moralistiche e nello stesso tempo prodigo di altissime dimostrazioni di moderazione, di disinteresse e di attiva beneficenza. Da notare che l’opera che procura fama e consenso universali a questo nuovo padrone del mondo ha per titolo “La via aperta verso la pace e la prosperità universale”, aspirazione che oggi fa da filoconduttore a tantissime pubblicazioni della New Age. Nelle sue pagine si uniscono “il nobile rispetto per le tradizioni e i simboli antichi con un vasto e audace radicalismo di esigenze e direttive sociali e politiche, una sconfinata libertà di pensiero  con la più profonda comprensione di ciò che è mistico, l’assoluto individualismo con un’ardente dedizione al bene comune, il più elevato idealismo in fatto di princìpi direttivi con la precisione completa e la vitalità delle soluzioni pratiche."  E’ assente naturalmente ogni riferimento al Cristo, ma che importa: tanto il libro scritto dall’Anticristo “è permeato dal vero spirito cristiano, dall’amore attivo e dalla benevolenza universale - che volete di più?” Ecco prefigurata la caratteristica “moderna” dell’estremo inganno: il travestimento del male e la sua conseguente invisibilità agli occhi dei più. Previsto nelle Scritture, ripreso dal filosofo ottocentesco e confermato ai nostri tempi, il male mimetizzato dai proclami di buone intenzioni cerca e ottiene legittimazione con l’annullamento di ogni distinzione e barriera con il bene, nel nome di valori apparenti quali la non violenza e il pacifismo, l’ecumenismo e quello che oggi noi chiameremmo ecologia. Il successo dell’Anticristo soloveviano sta infatti nelle sue convincenti virtù. Capace di dialogare “con parole piene di dolcezza, saggezza ed eloquenza” il nuovo padrone della terra è anzitutto un filantropo, pieno di compassione, amico non solo degli uomini ma anche degli animali. Vegetariano, proibisce la vivisezione e sottopone i mattatoi a una severa sorveglianza. Le società protettrici degli animali sono da lui incoraggiate in tutti i modi.” Convinto ecumenista, convoca i rappresentanti di tutte le confessioni cristiane a “un concilio ecumenico da tenere sotto la sua presidenza”. Interessato a cercare il consenso di tutti attraverso la concessione dei favori concretamente più apprezzati, all’Anticristo riuscirà di compiere un ecumenismo “quantitativo” che farà stare al suo gioco anche le masse dei cristiani. “Se non siete capaci di mettervi d’accordo fra voi - dice infatti ai convenuti all’assise ecumenica - spero di mettere d’accordo io tutte le parti, dimostrando a tutti il medesimo amore e la medesima sollecitudine per soddisfare la vera aspirazione di ciascuno.”
 Ma cosa c’è esattamente di male in tutte queste attitudini al “buono”, al dialogo e all’unione? Intanto, il pacifismo non equivale alla pace. Soloviev, che si opponeva allo svuotamento del messaggio evangelico operato da Tolstoj, distingueva infatti fra la pace buona, quella cristiana,  basata sulla divisione che Cristo è venuto a portare sulla terra con la separazione tra il bene e il male, tra la verità e la menzogna, e la pace cattiva, quella del mondo, fondata sulla mescolanza “di ciò che interiormente è in guerra con se stesso.” Mentre la pace e la fraternità sono valori cristiani indiscutibili, la dottrina della non-violenza, invece, si risolve spesso in una resa alla prevaricazione, in cui i deboli vengono abbandonati all’arbitrio dei prepotenti. E al di là di questo, il male consiste fondamentalmente nel volere un cristianesimo senza Cristo. Come tanti cultori del “sacro” di oggi, il nuovo padrone del mondo delineato da Soloviev accetta i principi del cristianesimo ma non la divinità di Gesù Cristo. Di Cristo non gli va il “moralismo”, che divide gli uomini secondo il bene e il male anziché “unirli” con i benefici che sono loro ugualmente necessari, non gli va la sua unicità, che cozza contro l’ambizione dell’Anticristo di considerarsi il suo successore, e non accetta il fatto che sia vivo. Infatti l’Anticristo de “I Tre Dialoghi”  va ripetendo istericamente: “Non è tra i vivi e non lo sarà mai. Non è risorto, non è risorto! E’ marcito, è marcito nel sepolcro...”. sopra-riportata e anche per le conclusioni che seguono.
Per l’umanità giunta alla fine del Novecento l’insidia mortale in sostanza è “il cristianesimo ridotto a pura azione umanitaria nei vari campi dell’assistenza, della solidarietà, del filantropismo, della cultura; il messaggio evangelico identificato nell’impegno al dialogo tra i popoli e le religioni, nella ricerca del benessere e del progresso, nell’esortazione a rispettare la natura; la Chiesa del Dio vivente, colonna e fondamento della verità (cfr. 1Tm 3,15) scambiata per un’organizzazione benefica, estetica, socializzatrice.” “Da questo pericolo, ci avvisa il più grande dei filosofi russi, noi dobbiamo guardarci. Anche se un cristianesimo ‘tolstojano’ ci renderebbe infinitamente più accettabili nei salotti,  nelle aggregazioni sociali e politiche, nelle trasmissioni televisive, non possiamo e non dobbiamo rinunciare al cristianesimo di Gesù Cristo, il cristianesimo che ha al suo centro lo ‘scandalo’ della croce e la realtà sconvolgente della risurrezione del Signore.” “Gesù Cristo, il Figlio di Dio crocifisso e risorto, unico Salvatore dell’uomo, non è traducibile in una serie di buoni progetti e di buone ispirazioni.” Chi stempera il fatto salvifico nella esaltazione di “valori” generali come il culto della solidarietà, l’amore per la pace, il rispetto per la natura, l’atteggiamento di dialogo, ecc.  si preclude la connessione personale col Figlio di Dio crocifisso e risorto, consuma a poco a poco il peccato di apostasia e si ritrova alla fine dalla parte dell’Anticristo.
Per approfondire: Gacomo Biffi, Attenti all’Anticristo!

martedì 14 gennaio 2014

"Quarta Giornata della Tradizione" a Verbania Domenica 19 Gennaio 2014


ricordiamo ai nostri lettori la

"Quarta Giornata della Tradizione" 

Verbania, Domenica 19 Gennaio 2014

Organizzata dalla chiesa di Vocogno e dalla Cappella dell'Ospedale di Domodossola (Verbania)

L'INVERNO DELLA CHIESA
dopo il Concilio Vaticano II
Una crisi nella Chiesa che non sembra finire;
prospettive per una resistenza.




Indizione Veglia di Preghiera a Santa Maria Maggiore in Roma


Laudetur Jesus Christus!
Di recente i fedeli hanno, con grande dolore, constatato una ingiustificata "censura" applicata al Rito Romano Tradizionale. Senza entrare nel merito di vicende interne a ordini religiosi, istituti o gruppi, ciò che si verifica, ovvero la soppressione generica dei "centri di Messa" o dei gruppi devoti all'uso Tradizionale, lascia sconvolti. Soprattutto lascia le Anime, della cui salvezza si deve occupare la Sacra Gerarchia, con a Capo il Sommo Pontefice, prive di una fonte di Grazia necessaria al nutrimento Spirituale garantita dalla Tradizione millenaria confermata dal Motu proprio Summorum Pontificum.
Proprio nei primi giorni dell'anno appena iniziato questa "censura" si è abbattuta anche sulla Messa Tradizionale, officiata nella Cappella Cesi della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore e peraltro dedicata alla devozione mariana del primo Sabato del mese, interrompendo una consuetudine di quattordici anni!
Il gesto manifesta un intento di segno contrario rispetto alla paterna benevolenza espressa dal Pontefice felicemente regnante, Papa Francesco, il quale ha con grande larghezza benedetto non solo i gruppi Tradizionali, ma lo stesso pellegrinaggio che annualmente essi compiono "una cum Papa nostro".
Di fatto i fedeli Tradizionali vengono ghettizzati quando non disprezzati e respinti. Questo contraddice il messaggio di "comprensione e accoglienza" che lo stesso Pontefice ha espresso e messo a base della sua pastorale. Risulta incredibile che l'accoglienza possa essere data a tutti, tranne che a coloro che amano la Chiesa e il Papa, e che non esprimono altro che la Fede Cattolica.
Per questo abbiamo già chiesto l'intervento del Santo Padre e, nell'attesa, organizzato una veglia di Preghiera con la recita del Santo Rosario in Santa Maria Maggiore (25 gennaio - ore 16), per impetrare Grazie attraverso l'intercessione di Maria Santissima, Salus Populi Romani. In particolare la Grazia del ripristino della Santa Messa Tradizionale in Basilica, e delle Messe che finora sono state indebitamente soppresse, con grande danno ai fedeli che devotamente vi partecipavano.
Questa veglia è aperta a tutti i Cattolici di buona volontà, senza distinguo, e si svolgerà nel massimo raccoglimento, sicuri della paterna accoglienza che i Sacri Pastori riserveranno a tutti noi. 
Ad Jesum per Mariam!
Gli organizzatori, Summorum Pontificum Romano

lunedì 13 gennaio 2014

un grande e coraggioso uomo di fede: il card. Burke

Roma-Manif. Burke, unico pastore vicino alle pecorelle

Burke2   Il Cardinal Burke alla manifestazione de La Manif Pour Tous.
fonte della foto: lastampa.it
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
A Roma, in piazza Santi Apostoli, si è svolta ieri la manifestazione di “LA MANIF POUR TOUS – ITALIA”, in difesa della famiglia naturale e contro l’approvazione di una legge sull’omofobia, in discussione al Parlamento.
Lo scopo della manifestazione (così come delle precedenti, organizzate in tutta Italia) è di tutelare la libertà di pensiero e di opinione (art. 21 della Costituzione) e la famiglia naturale, quella di cui parla la Carta Costituzionale agli articoli 29, 30, 31, basata sul matrimonio tra uomo e donna.
Come sempre, noi eravamo presenti (alcuni di noi di DPSA aiutano a vario titolo l’organizzazione, ndr). La partecipazione, tra famiglie, tanti giovani ed anche sacerdoti, è stata numerosa. Ma come il giornalista Marco Tosatti ha saggiamente fatto notare dalle colonne del suo blog su “La Stampa”, di vescovi, arcivescovi e cardinali, di cui Roma è piena, ha partecipato soltanto il cardinale americano Raymond Leo Burke.
Si, avete capito bene. Quel cardinale che è stato criticato dai più perché amante della tradizione e della bella liturgia, che oggi sembra vista dai più come  un qualcosa di negativo, da scacciare e condannare. Intanto, l’unico presente, l’unico a far sentire il sostegno della Chiesa, l’unico a dare supporto morale in una battaglia sui principi non negoziabili, combattuta dai laici che scalpitano vessati nello spirito e nella propria libertà d’espressione, è stato proprio lui, il Cardinale Burke.
Ora, permetteteci la digressione storica ed il parallelismo: la mente torna indietro di 30 anni esatti, al 1984, quando un altro grande porporato, il Cardinal Giuseppe Siri, rilasciò un’intervista a Mons. Virgilio Levi per il Settimanale “Oggi”. In quell’occasione Mons. Levi domandò provocatorio al Cardinale: «Eminenza, perché lei ostenta una preziosa croce pettorale d’oro e di gemme, quando ormai tutti i vescovi si sono ristretti a una semplice croce d’argento, di metallo o di legno?».
La risposta, estremamente lucida, fu: «Io non ostento. Porto. Primo, perché non sono un ipocrita. Ho visto croci di legno incastonate di brillanti sul verso, dalla parte della veste talare. A che pro? Secondo, perché questa croce mi è stata regalata in occasione del mio episcopato dai liguri d’Argentina, che sono circa 5 milioni, esattamente il doppio di quelli della madrepatria, e portandola li onoro e li ricordo. Terzo, perché la povertà non sta in queste cose. Infine perché sono stato elogiato dal Soviet Supremo dell’Unione Sovietica, che in occasione di un mio viaggio in Russia ha riconosciuto la lealtà di un uomo che ha osato visitare quel paese indossando l’abito ecclesiastico e le insegne del suo rango, senza nascondersi».
Adesso potremmo scrivere un copioso commento, ma siamo fermamente convinti che non sia necessario, intelligenti pauca.
Nella stravagante tendenza che rifugge le posizioni nette e la memoria della ritualità a favore di plateali certami pauperistici e dialettici, nessuno trova il tempo di scendere per strada e dare testimonianza viva, così come richiesto dal Papa a gran voce durante la Messa Crismale del 28 Marzo 2013. Rimbombano dentro i nostri cuori le parole di Papa Francesco: «[…] Questo io vi chiedo: siate pastori con “l’odore delle pecore”, che si senta quello!». Ecco, che si senta! Che si veda!
E noi oggi abbiamo visto e sentito solo il Cardinale Burke, un vero pastore sceso tra noi pecore.