sabato 14 dicembre 2013

Big Brother is watching you


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L'ingenuita ' della gente 

Ecco come ci fidiamo chi ci governa ed amministra la giustizia, la politica ,l'economia , l'educazione, l'intrattenimento e tutta la vita sociale . Ci imbrogliano garantendoci privacy, giustizia, equita', solidarieta' sociale etc etc.....ed invece ci controllano e ci imbrogliano, La colpa e' nostra in quanto abbiamo completa fiducia di chi neanche conosciamo ed abbiamo affidato la nostra vita, famiglia ed il nostro futuro  a perfetti sconosciuti invece che a Dio. Ci spiano, ci intercettano, ci tassano, ci coprono di menzogne, ci avvelenano, ci rubano il futuro ed i nostri averi, ci tolgono il lavoro , ci prendono in giro e voglio prenderci anche i nostri bambini per farne degli utili idioti . Ma noi non dubitiamo mai, non sia mai..... non credono a Gesu'...ma a tutto il resto si'!!! Sopratutto alla democrazia , alla UE......

mercoledì 11 dicembre 2013

l'eresia dilaga ... cardinale o non cardinale ... sia anatema


l'eresia dilaga.....
 
Can. 8. Si quis dixerit, gehennae metum, per quem ad misericordiam Dei de peccatis dolendo confugimus vel a peccando abstinemus, peccatum esse aut peccatores peiores facere: anatema sit (Concilii Trid., Sess. De iustificatione, Can. 8) / trad: Se qualcuno afferma che il timore dell’inferno, per il quale, dolendoci dei peccati, ci rifugiamo nella misericordia di Dio o ci asteniamo dal male, è peccato e rende peggiori i peccatori: sia anatema.
 
 
Un Mea Culpa per l'Inferno?
 
Il cardinale arcivescovo di Monaco e Frisinga, Reinhard Marx, un mese fa ha tenuto a Erding, in Baviera una conferenza in tema di Resurrezione. Secondo una relazione apparsa sul web la Chiesa la chiesa dovrebbe ‘fare ammenda’ per le immagini spaventose del Purgatorio e dell'Inferno avallate nel corso dei secoli.
marco tosatti
  
Quando ho letto la notizia, la prima cosa che mi è venuta in mente è stata: “se lo piglia Dante Alighieri…”. E la seconda è stato un pensiero di affettuosa solidarietà per papa Francesco; del genere (molto campano) “ma cchi tte se’ pijato…”, o meglio: chi ti hanno consigliato di infilare nel Consiglio degli otto cardinali incaricati di riformare Curia e Chiesa. 
Il cardinale arcivescovo di Monaco e Frisinga, Reinhard Marx, un mese fa ha tenuto a Erding, in Baviera una conferenza in tema di Resurrezione. Abbiamo trovato una relazione della conferenza agli indirizzi che mettiamo in calce; relazione che ci sembra non molto favorevole al porporato, ma che non pensiamo sia stata inventata.  
In buona sostanza il cardinale a proposito della risurrezione, scrivono gli estensori della relazione “Il cardinale considera che Dio ci da l'assicurazione, che con il suo aiuto ci trasformerà e porterà a compimento, ma ‘senza il dito alzato a monito e senza un inferno con torture, carcere e graticola’. La Chiesa, secondo lui, con immagini quali il purgatorio e il paradiso, ha provocato timore della morte. E non solo: la chiesa dovrebbe ‘fare ammenda’ per queste immagini spaventose, che secondo il cardinale Marx sono chiaramente l'invenzione di cristiani empi. Precisamente il cardinale ha detto : ‘E per questo dobbiamo pentirci’. E ci si chiede, in che mondo il cardinale viva. Dopo mezzo secolo sotto il segno dell'abolizione dell'inferno, il problema non è la credenza che vi sia un inferno, ma bensì che anche molti cristiani non credono più all'esistenza dell'inferno e del purgatorio”. 
La Chiesa dovrebbe “abolire completamente la paura”, e le immagini del “dopo” devono essere “immagini di fiducia, speranza, immagini che ci aiutino ad andare avanti, anche se non possono darci una risposta definitiva”. E’ una visione consolante dell’al di là, ma noi abbiamo ancora negli occhi e nelle orecchie l’immagine e la voce di Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi di Agrigento, “Mafiosi convertitevi, una volta verrà il Giudizio di Dio!”. E il catechismo recita: “La Chiesa nel suo insegnamento afferma l'esistenza dell'inferno e la sua eternità. Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell'inferno, “il fuoco eterno”. E se non ricordo male, anche nel Vangelo, nelle parole di Gesù, i dannati non sembrano destinati a una vacanza..  
 
 

monitum hilariense

"Ora che tristezza! Favori terreni suffragano la fede divina e Cristo appare spogliato della sua potenza, mentre con il suo nome si concilia l'ambizione. La Chiesa atterrisce con esili e carceri, essa che è stata accreditata da esili e carceri. É sospesa al prestigio di coloro che ne fanno parte, essa che è stata consacrata dal terrore dei persecutori.
Manda in esilio i Vescovi, essa che si è propagata grazie ai vescovi esiliati. Si gloria di essere amata dal mondo, essa che non avrebbe potuto essere di Cristo se il mondo non l'avesse odiata".
(Sant'Ilario di Poitiers, Contro Aussenzio n. 4)

martedì 10 dicembre 2013

Dio lo vuole! Mons. Fellay invita ad una nuova crociata di preghiera.

Lettera agli amici e benefattori n°81

Cari amici e benefattori,
Giunti alla fine dell’anno è bene dare un’occhiata agli eventi più importanti della Chiesa e della Fraternità per ricavarne una lezione che ci permetta di contribuire all’avanzamento del regno di Nostro Signore Gesù Cristo.
In questa analisi della situazione presente non dimentichiamo che tutto è nelle mani della Divina Provvidenza che, senza diminuire la libertà degli uomini, dispone infallibilmente tutte le cose perché cooperino al bene di coloro che amano Dio (cfr. Rom. 8, 28). Questo non ci dispensa assolutamente dai nostri doveri, al contrario! «Il Padre mio sarà glorificato se produrrete frutti copiosi » ! (Gv 15, 8)
Mi sembra necessario rievocare le dimissioni di papa Benedetto XVI e l’elezione del suo successore, il papa Francesco. Il sovrano pontefice venuto dall’Argentina si è presentato, fin dai primi giorni, molto diverso da tutti quelli che abbiamo conosciuto fino ad oggi. La recente esortazione apostolica Evangelii Gaudium illustra la difficoltà dell’inquadrare una persona fuori della norma che non esita a formulare ripetutamente delle critiche appassionate sul mondo contemporaneo e la Chiesa moderna. Egli enuncia molti problemi reali ma ci si può domandare se siano efficaci le misure che raccomanda e dubitare sulla loro effettiva realizzazione. Non è facile prendersi cura di un moribondo e certi trattamenti, ancora più rivoluzionari di quelli già impiegati a questo fine, potrebbero addirittura finirlo! Non vi nascondiamo i nostri timori riguardo all’avvenire della Chiesa, da un punto di vista puramente umano. Crediamo fermamente nell’assistenza dello Spirito Santo promessa alla Sposa di Cristo ma sappiamo che ciò non toglie che gli uomini di Chiesa possano perdere le anime e condurle all’inferno.
Non potrei dire, di prima impressione, che i mesi trascorsi del nuovo pontificato abbiano migliorato questa situazione.
Pur conservando la speranza che un giorno avverrà una ripresa in mani autenticamente ispirate da Dio, tuttavia resta la realtà delle sofferenze spirituali della Chiesa militante. Tanti dei suoi membri ignorano perfino il valore della loro vita! San Pio X diceva all’inizio del XX secolo che la causa primaria della perdita delle anime è l’ignoranza religiosa, la mancanza di istruzione nelle verità della fede, che non possono che aggravarsi, sia a causa della diminuzione del numero dei preti, che si fa pesantemente sentire in Europa e altrove, sia a causa dell’istruzione che viene impartita nei seminari. Il cambiamento di Papa non ha modificato per nulla questa situazione disastrosa e la riaffermazione degli sventurati orientamenti del concilio Vaticano II ci fa temere che, poiché le medesime cause producono i medesimi effetti, la situazione globale della Chiesa cattolica resti drammatica e non sia prossima a miglioramenti; non la metteranno certo in sesto le canonizzazioni dei due Papi strettamente legati all’organizzazione e all’applicazione del Vaticano II. Per di più le ultime notizie di decentralizzazione del potere pontificale, di una sua diluizione in un’accresciuta collegialità, applaudite dai peggiori modernisti come Hans Küng, accrescono le nostre apprensioni per l’avvenire.
Al centro delle preoccupazioni il bene della Chiesa tutta intera deve restare caro a tutti i cuori cattolici. Lo sviluppo della nostra Fraternità che vediamo realizzarsi sotto i nostri occhi è motivo di gioia, di ringraziamento ed è anche la prova del fatto che la fedeltà alla fede e alla disciplina tradizionali procura sempre frutti benedetti dalla grazia.
I 43 nuovi seminaristi entrati in ottobre nei nostri seminari dell’emisfero nord e i 210 seminaristi in formazione sono una grande consolazione. Negli Stati Uniti la costruzione di un nuovo seminario in Virginia, più grande e più bello, avanza mese dopo mese. Se tutto va bene, nel 2015 questa casa aprirà i battenti per continuare l’opera di formazione sacerdotale così necessaria cominciata a Winona nel Minnesota.
Durante questo periodo i nostri sacerdoti percorrono le vie del mondo verso nuovi fedeli che ci conoscono e ci chiamano in aiuto. I sacerdoti che si occupano dell’America Centrale e dell’Africa non sono sufficienti per occuparsi delle nuove missioni che abbiamo aperto in Costa Rica, alle Honduras, in Nicaragua, a San Salvador; in Africa il Ghana, la Tanzania, lo Zambia e l’Uganda ricevono le visite regolari dei nostri missionari ma ciò non è sufficiente per spegnere la sete spirituale di tante e tante anime… Signore, donaci dei sacerdoti!
In un mondo sempre più ostile all’osservanza dei comandamenti di Dio noi dobbiamo davvero preoccuparci di formare delle anime ben temprate, che abbiano a cuore la loro santificazione. Questo ci spinge ad occuparci attentamente delle scuole e del loro sviluppo. In queste opere di formazione investiamo la maggior parte delle nostre energie e risorse, umane e materiali: in tutto il mondo sono più di un centinaio le scuole dove sacerdoti e religiosi si dedicano al magnifico compito dell’educazione e dell’insegnamento.
Coscienti che la cura per la salute di un’anima inizia fin dalla culla, lottiamo con tutte le nostre forza affinché si conservi il tesoro del focolare cristiano, focolare di santità in mezzo ad un mondo decadente che non può far altro che condurre le anime all’inferno. Comprendiamo e sosteniamo la preoccupazione dei padri e delle madri di famiglia che hanno compreso che la salute delle anime dei loro figli non ha prezzo. Sì, bisogna essere pronti a sacrificare tutti i beni temporali, perfino a donare la propria vita, pur di assicurare l’eternità beata ad un’anima.
Sappiamo che c’è qualcosa di sovrumano in ciò che si domanda ad un cristiano al giorno d’oggi. Il sostegno tradizionale che si poteva trovare nel passato nell’organizzazione cristiana della società temporale è ormai inesistente. Dappertutto si vede infrangersi un’ondata di errori nel terreno della fede – fino all’eresia – un rilassamento morale – in particolare nell’abbandono delle leggi del matrimonio e della famiglia – assedio senza precedenti alla vita cristiana. La nuova liturgia lascia molte anime esangui… Jerusalem desolata est! Anche qui le opere della Fraternità appaiono come oasi nel deserto, come isole in mezzo ad un mare ostile.
In un tale contesto drammatico, ci sembra estremamente necessario lanciare una nuova Crociata del Rosario, nel medesimo spirito delle precedenti, tenendo presenti le domande e le promesse del Cuore Immacolato di Maria come furono espresse a Fatima, ma concentrandosi questa volta sul suo carattere universale. Dobbiamo mettere tutto il cuore, tutta l’anima in questa nuova crociata: non accontentarci della recitazione quotidiana del Rosario, ma aggiungere con scrupolo il secondo punto domandato da Nostra Signora, la penitenza. Preghiera e penitenza. Penitenza, intesa certo come l’accettazione di certe rinunce, ma soprattutto come la realizzazione fedelissima del nostro dovere di stato.
Perciò questa quarta crociata si appoggerà su quella voluta da Monsignor Lefebvre nel 1979. Una crociata incentrata sulla santa Messa che è la fonte di tutte le grazie, di tutte le virtù. Nel sermone del suo giubileo sacerdotale, a Parigi, ci chiamava con forza ad una tripla crociata: crociata dei giovani, crociata delle famiglie, crociata dei capifamiglia per la civiltà cristiana.
Il nostro venerato fondatore ha dichiarato: «Penso di poter dire che dobbiamo fare una crociata, che trova il suo punto d’appoggio nel Santo Sacrificio della Messa, nel Sangue di nostro Signore Gesù Cristo, in questa roccia invincibile e su questa fonte inesauribile di grazie che è il Santo Sacrificio dell’altare. (…) Dobbiamo fare una crociata che si basi su questa precisa nozione di sacrificio, per ricreare la cristianità, rifare una cristianità tale quale la Chiesa la desidera e l’ha sempre realizzata con gli stessi principi, lo stesso Sacrificio della Messa, gli stessi sacramenti, lo stesso catechismo, la stessa Sacra Scrittura. Noi dobbiamo ricreare questa cristianità, voi, carissimi fratelli, siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo, a voi nostro Signore ha detto: “Non perdete il frutto del mio Sangue, non abbandonate il mio Calvario, non abbandonate il mio sacrificio”. E ve lo dice anche la Vergine Maria, che è ai piedi della croce. Ha il cuore trapassato, pieno di sofferenze e di dolori, ma felice di unirsi al Sacrificio del suo Divin Figlio e vi dice: “Siate cristiani, siate cattolici!” ».
Mons Lefebvre ha definito il ruolo che ciascuno – giovani, famiglie, capifamiglia – deve ricoprire in questa crociata:
«Se noi vogliamo andare in cielo, dobbiamo seguire Nostro Signore Gesù Cristo, portare la nostra croce, imitarlo nella sua croce, nella sua sofferenza, nel suo sacrificio. Allora, io domando ai giovani, ai giovani che sono qui, in questa sala, di chiedere ai sacerdoti di spiegare loro queste cose così belle, così grandi, di modo che scelgano la loro vocazione e, che in tutte le vocazioni che possono scegliere, siano sacerdoti, religiosi, religiose, sposati, abbracciano la Croce di Nostro Signore. Se essi cercano di formare una famiglia con il sacramento del matrimonio e dunque nella Croce di Gesù Cristo e nel sangue di Gesù Cristo, sposati nella grazia di Nostro Signore Gesù Cristo, che essi comprendano la grandezza di questo stato e che vi si preparino degnamente attraverso la purezza, la castità, la preghiera, attraverso la riflessione. Che non si lascino trascinare da tutte quelle passioni che agitano il mondo. Crociata di giovani che devono cercare il vero ideale!
«Crociata anche delle famiglie cristiane! Famiglie cristiane che siete qui, consacrate la vostra famiglia al Cuore di Gesù, al Cuore Eucaristico di Gesù, al Cuore Immacolato di Maria. Pregate in famiglia! Oh! Io so che molti tra di voi lo fanno, ma che ce ne siano sempre molti di più che lo fanno con fervore. Che veramente Nostro Signore regni nei vostri focolari! (…)
«Infine, crociata dei capifamiglia. Voi che siete capifamiglia, avete una grave responsabilità nel vostro paese. (…) Voi avete sempre cantato, “Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat!”. Che cosa sono queste parole? Delle parole, dei canti? No! Bisogna che siano una realtà. Capifamiglia, voi siete responsabili di questo, per i vostri figli, per le generazioni che verranno. Allora, voi dovrete organizzarvi, riunirvi, accordarvi per arrivare a far si che la Francia [la vostra nazione] ridiventi cristiana, ridiventi cattolica. Questo non è impossibile, o altrimenti bisogna dire che la grazia del Santo Sacrificio della messa non è più la grazia, che Dio non è più Dio, che Nostro Signore Gesù Cristo non è più Nostro Signore Gesù Cristo. Bisogna confidare nella grazia di Nostro Signore, perché Nostro Signore è onnipotente. Io ho visto questa grazia all’opera in Africa, non c’è nessuna ragione perché non sia così sollecita anche qui, nel nostro paese. »
Poi rivolto particolarmente ai suoi sacerdoti, Mons. Lefebvre ha domandato loro: «E voi, cari sacerdoti che mi ascoltate, formate un’unione sacerdotale profonda per diffondere questa crociata, per animare questa crociata affinché Gesù Cristo regni. E per ottenere ciò, voi dovete essere santi, voi dovete ricercare questa santità, mostrare questa santità, questa grazia che agisce nelle vostre anime e nel vostro cuore, questa grazia che voi ricevete dal sacramento dell’Eucaristia e attraverso la santa messa che voi offrite. Voi soli potete offrirla. »
Incoraggiati da queste vibranti parole del nostro fondatore, tutti i membri della fraternità formeranno con voi, cari fedeli, una grande crociata per nostro Signore e il suo regno, per Nostra Signora e il trionfo del suo Cuore Immacolato. Quando il nemico è dichiarato, secondo l’espressione dell’Apocalisse, dobbiamo rispondere ai suoi assalti in modo proporzionato. Dio lo vuole!
Noi vi incoraggiamo dunque ad uno spirito di crociata permanente, sebbene, a causa delle necessità umane, noi faremo iniziare ufficialmente questa nuova crociata del rosario il 1° gennaio 2014 per concluderlo nella festa di Pentecoste (8 giugno 2014), con l’obbiettivo di formare un bouquet di cinque milioni di rosari in riparazione degli oltraggi inflitti all’onore di Nostra Signora, al suo Cuore di Vergine e di Madre di Dio.
Affidiamo alla sua materna bontà le vostre sofferenze e le vostre gioie, le vostre preoccupazioni e le vostre speranze, affinché Ella vi custodisca sempre fedeli alla Chiesa, fino al cielo.
 
Festa di san Nicola, 6 dicembre 2013
+Bernard FELLAY
 
 
Fonte: DICI
 

Crociata del Rosario

dal 1 gennaio all’8 giugno 2014


Obbiettivo: 5 milioni di rosari
  1. Per implorare una protezione speciale del Cuore Immacolato di Maria sulle opere della Tradizione;
  2. Per il ritorno della Tradizione nella Chiesa;
  3. Per il trionfo del Cuore Immacolato di Maria e la consacrazione della Russia.
Mezzi:
  1. Preghiera e penitenza domandati a Fatima;
  2. Santificazione attraverso il dovere di stato;
  3. Spirito di sacrificio in unione al Santo Sacrificio della Messa.

lunedì 9 dicembre 2013

ma che cosa avranno mai fatto, quei poveri frati? Petizione per chiedere la dimissioni di Padre Volpi

Un gruppo di associazioni e di siti cattolici ha iniziato una raccolta di firme per chiedere le dimissioni di Padre Fidenzio Volpi dal suo incarico di commissario dei Francescani dell’Immacolata. Tutti coloro che vogliono aderire a quest’appello possono farlo cliccando qui. Anche una Fides aderisce all'iniziativa.
 
 
Chiediamo le dimissioni di Padre Fidenzio Volpi dal suo incarico di commissario politico dei Francescani dell’Immacolata. Nello spazio di cinque mesi padre Volpi ha sfasciato l’istituto provocando caos e sofferenze al suo interno, scandalo tra i fedeli, critiche sulla stampa, disagio e perplessità nel mondo ecclesiastico. Poco importa sapere se padre Volpi sia l’artefice o l’esecutore del piano di distruzione. Quel che è certo è che se il piano non verrà fermato le conseguenze saranno disastrose ed è per evitare che a disastro si aggiunga disastro che padre Volpi deve essere dimesso.
Dopo il decreto di commissariamento, dello scorso 11 luglio, padre Volpi, con l’aiuto di un manipolo di scatenati subcommissari, tra i quali il padre Alfonso Bruno e il prof. Mario Castellano, ha iniziato ad abbattere la sua scure sull’istituto. Ha vietato la celebrazione della santa Messa e della liturgia delle ore nella forma straordinaria prevista dal Motu proprio Summorum pontificum; ha deposto l’intero governo generale dell’ordine, a cominciare dal fondatore padre Stefano Maria Manelli, che si trova agli arresti domiciliari senza conoscerne le ragioni; ha esautorato e trasferito uno dopo l’altro i più fedeli collaboratori di padre Manelli, tutte personalità di rilievo intellettuale e morale, attribuendo le loro cariche a Frati dissidenti, spesso incolti e privi di esperienza di governo; ha minacciato e punito i Frati che avevano rivolto una petizione alla Santa Sede e rifiutavano di ritrattarla; infine, con un diktat datato 8 dicembre 2013 ha chiuso il seminario, ha sospeso le ordinazioni sacerdotali e diaconali; ha colpito di interdetto le pubblicazioni dell’editrice Casa Mariana, proibendo di diffonderle nelle chiese e santuari affidati ai religiosi; ha esteso la sua guerra personale ai terziari e ai laici che sostengono l’istituto, sospendendo tutte le attività della MIM (Missione Immacolata Mediatrice) e del TOFI (Terz’Ordine Francescano dell’Immacolata); ha minacciato di commissariamento le suore Francescane dell’Immacolata e a tolto a loro e alle Clarisse dell’Immacolata l’assistenza spirituale dei Frati; infine pretende imporre a tutti i Frati un giuramento modernista di fedeltà al Novus Ordo Missae e al Concilio Vaticano II (per vedere la lettera clicca qui).
Padre Volpi accusa chi lo critica di essere contro il Papa, ma questo regime tirannico, oltre ad essere sconosciuto alla storia della Chiesa, non è in diretto contrasto con papa Francesco, che ha raccomandato di evitare ogni autoritarismo e di usare misericordia e tenerezza verso amici e nemici? Un vaticanista oggettivo, Marco Tosatti, lo ha notato, chiedendosi su lastampa.it del 4 dicembre «ma che cosa avranno mai fatto, quei poveri religiosi? Speculato, abusato di minori, condotto una vita immorale? Nulla di tutto questo». La verità è che padre Volpi, per iniziativa propria, o per conto di terzi, vuole normalizzare i Francescani dell’Immacolata, rendendoli simili agli altri ordini religiosi alla deriva. Per ottenerlo è necessario trasformare la loro dottrina spirituale e morale, distruggerne la disciplina interna, stroncare la riconquista della liturgia tradizionale, aprirsi alla corruzione del mondo, come hanno fatto, con risultati catastrofici, lui e il suo ordine cappuccino.
Paolo VI nella Esortazione apostolica rivolta ai religiosi, Evangelica testificatio, del 29 giugno 1971, ricorda che ai superiori si deve obbedire, «fatta eccezione per un ordine che fosse manifestamente contrario alle leggi di Dio o alle costituzioni dell’istituto, o che implicasse un male grave e certo – nel qual caso infatti l’obbligo di obbedire non esiste». Se padre Volpi non sarà dimesso, si aprirà inevitabilmente un conflitto di coscienza nei religiosi e nelle religiose che vorranno mantenere il carisma dei Francescani dell’Immacolata e la fedeltà alla Tradizione della Chiesa
 
Roberto de Mattei
 
 
 
sempre da Corrispondenza Romana:

Commento alla lettera di p. Fidenzio Volpi

(su La Stampa del 06-12-2013) La questione dei Francescani dell’Immacolata sta suscitando sempre maggiori interrogativi. Amici giornalisti ed ecclesiastici di rilievo, a Roma e fuori,  seguendo quanto sta accadendo, anche attraverso il nuovo sito, ci hanno comunicato di essere sempre più sbalorditi. Ci sono arrivate anche una serie di notizie, da fonti molto credibili, di cui stiamo vagliando la pubblicabilità.
Intanto, non possiamo non pubblicare questo commento, inviatoci da Ruggero, la cui chiarezza contrasta enormemente con lo stile aggressivo e prepotente dei padri Alfonso Bruno e Fidenzio Volpi.
L’articolo contiene molte contraddizioni e capziosità. Parla di “un’azione disinformativa a danno dei lettori, ma non si sa a cosa, in particolare, si riferisce. Quello che è certo è che disinformazione è stata fatta soprattutto dalla “Presentazione della Visita apostolica” (vedi www.immacolata.com ) di p. Volpi, e dei suoi stretti collaboratori, nella quale “Presentazione” non si dà la percentuale dei frati che hanno chiesto il Commissariamento, non si dice che sono una netta minoranza dei frati votanti, una piccola minoranza rispetto a tutti i professi solenni, e ancor più esigua minoranza rispetto a tutti i frati dell’istituto. Non si dice che la maggior parte dei votanti è stata sfavorevole al commissariamento. Tutte verità incontrovertibili, che emergono da un esame attento dei dati, ma sfuggono al lettore meno occhiuto e meno avvezzo al calcolo percentuale. Al contrario, gli unici dati che appaiono accanto alla voce “Commissariamento” sono:  74% (stile di governo); 77 % (Liturgia); 73 % (formazione); 85 % (suore); senza dire che si tratta percentuali non sul numero totale dei votanti, ma sul numero di quei votanti secondo cui esistono dei problemi nell’istituto (dal 52% al 64%).  Al che, primo ictu oculi, molti lettori hanno pensato che il commissariamento è stato voluto dalla maggioranza dei frati. Cosa assolutamente falsa. Questa sì è disinformazione, e non mancano articoli che puntualmente lo fanno notare. Ma da parte di p. Volpi e compagni, nessuna precisazione, nessun chiarimento, tutto è stato rivelato nel modo più chiaro e trasparente che si possa immaginare…
Quella lettera di P. Volpi parla di «abusi e irregolarità» denunziate alla Congregazione. A distanza di 4 mesi dal commissariamento, ancora non è stato detto in dettaglio quali siano tali abusi e tali irregolarità. Si ripetono frasi generiche del tipo: “Accanto ad aspetti positivi ed incoraggianti sono emerse nell’Istituto non poche difficoltà inerenti la coesione interna, le attività apostoliche, la formazione iniziale e permanente dei frati, lo stile di governo e l’amministrazione dei beni temporali”; ma dice bene il dott. Marco Tosatti: “credo che questo genere di problemi non sia poco diffuso in tutte le congregazioni religiose, per non parlare di diocesi” (Ancora sui Francescani dell’Immacolata, www.san-pietro-e-dintorni). Non giustificano, dunque, questo provvedimento così drastico. Quanto ad abusi: commissariare un istituto, esautorare ipso facto l’intero governo generale, senza prima dare la possibilità di dire una sola parola di difesa dalle accuse, anzi, senza nemmeno conoscerle in dettaglio, questo ci sembra un abuso più grave di tutti quelli di cui, veri o falsi che siano, l’ex governo dei Francescani dell’Immacolata è stato accusato.
Si parla della Visita apostolica cui è seguita la decisione del Commissariamento. Ora tale Visita apostolica non ha compiuto il suo mandato, espressamente indicato nel decreto della Congregazione, di visitare le varie comunità. Il Visitatore ha sistematicamente rifiutato ogni visita alle comunità, anche le più vicine, nonostante i ripetuti inviti. Si è avvalso di un questionario inviato solo ai professi solenni, da cui è emerso che una cinquantina su oltre 200, chiedevano il commissariamento dell’istituto. La grande maggioranza, se anche riconosceva l’esistenza di qualche problema interno, ha ritenuto che il commissariamento non fosse il modo adeguato per risolvere tali problemi. Invece, soprattutto sulla base di questo questionario, si è deciso il commissariamento. Si citano “vescovi, parroci e chierici, religiosi, ex religiosi/e nonché laici legati o meno all’Istituto” che avrebbero suffragato tale decisione. Ma, d’altra parte, si potrebbero citare vari cardinali di Santa Romana Chiesa che non la condividono affatto, oltre che innumerevoli Vescovi, parroci, religiosi e laici.
Il Commissario dice “Pur essendomi sforzato di agire con spirito fraterno, ricercando la più ampia collaborazione dei religiosi e senza mai ricorrere ad alcun provvedimento disciplinare”.
Facciamo solo l’esempio del padre guardiano della casa generalizia di via Boccea, Roma, primo caso di una lunga serie: in uno stesso giorno, senza preavviso, viene comunicata all’interessato e annunciata alla comunità la sua deposizione ipso facto da Guardiano della casa Generalizia di via Boccea (funzione che svolgeva da solo un anno), il suo trasferimento a Fatima entro di 15 giorni, con conseguente rimozione dalla sua funzione di Preside del Seminario e di docente di filosofia e di teologia. Tre settimane prima era stato esautorato dalla funzione di Procuratore Generale dell’Istituto. A Fatima si trova a tutt’oggi, suddito, in una comunità di due persone, ma ancora non è stato comunicato la causa e lo scopo di tale provvedimento, che non può esser certo considerato un premio (anche se da un punto di vista soprannaturale lo è). Forse ha meritato questo “premio” perché ha sempre manifestato al Commissario la propria fedeltà ai Padri Fondatori? Il sospetto è più che fondato, perché la stessa sorte, con gli stessi tempi e modi, è capitata per tutti i più stretti e fedeli collaboratori del Padre Fondatore: P. Settimio M. Manelli, p. Paolo Siano, p. Serafino M. Lanzetta, p. Berardo Moso, p. Angelo Lozzer, p. Francesco M. Budani… e altri. Sempre con lo stesso metodo: senza perché, senza una finalità costruttiva, solo per demolire la struttura portante dell’istituto per sostituirla con un’altra fedele non più ai Fondatori, ma al Commissario che si presenta come il Rifondatore dell’Istituto e l’interprete infallibile del suo carisma. E’ questo lo “spirito fraterno” di p. Volpi? E’ questo il modo di cercare collaborazione?
Quanto allo spirito vendicativo. Da tenere presente che p. Volpi non ha mai accettato il fatto che p. Manelli non fosse presente alle riunioni della CISM, di cui lo stesso p. Volpi è segretario, e che non pagasse la tassa annuale; tutte cose che p. Manelli non faceva, semplicemente perché non sono obbligatorie. Il comportamento repressivo di p. Volpi nei confronti di p. Manelli, non suona forse come il “togliersi un sassolino dalla scarpa”? E’ questo il bene dell’Istituto? Quanti seminaristi sono stati contenti della rimozione di p. Settimio come loro Rettore? Sostanzialmente nessuno. Lo stesso dicasi per la rimozione di p. Berardo quale Maestro dei novizi. Venerato da tutti come modello di frate esemplare, è stato allontanato da un momento all’altro, senza sapere perché. Lo stesso per p. Donato e p. Angelo Lozzer quali responsabili degli aspiranti-postulanti. Quale dialogo c’è stato prima di prendere queste decisioni? Queste rimozioni sono avvenute con grave danno dei giovani in formazione, privati dei loro maestri e insegnanti a corso inoltrato. Questo è creare unità nella famiglia religiosa? Da notare che il decreto di commissariamento non contiene la condanna di nessuno. Perché allora si procede come se il p. Fondatore fosse stato condannato, non si sa da quale tribunale, né per quali accuse, e con lui tutti i suoi più stretti collaboratori?
P. Fidenzio Volpi si appella “alla più Alta autorità della Chiesa” per legittimare il suo operato. Ma altra la “più Alta Autorità” che ha che ha approvato il commissariamento, altra è l’Autorità che lo ha decretato, altro è l’autoritarismo con cui p. Fidenzio si sta comportando, con grave danno dell’Istituto. Perché p. Fidenzio non permette a nessuno dei molti frati francescani dell’Immacolata che l’hanno chiesto, ormai da quattro mesi, di celebrare in comunità o privatamente la santa Messa e la liturgia delle ore nella forma straordinaria prevista dal Motu proprio Summorum pontificum? Quale crimine hanno commesso per essere privati di un diritto che Benedetto XVI ha dato a tutti i sacerdoti della Chiesa Cattolica di rito latino? Perché ha sospeso tutte le riunioni del Terz’Ordine FI e di gruppi MIM? Perché ha imposto di non collaborare più con la casa editrice dei Francescani dell’Immacolata, né di dirigere le riviste, né di diffondere le sue pubblicazioni? Sta agendo per creare l’unità, o per distruggerla del tutto? A fronte di tutte queste distruzioni, cosa sta costruendo?
Se p. Manelli è stato deposto per il suo stile di governo giudicato da alcuni troppo autoritario, tanto più dovrebbe esser deposto p. Volpi per il vero autoritarismo che i frati per la prima volta stanno sperimentando sotto il suo governo “di terrore”, e che mai hanno visto nel loro Padre Fondatore.
Si dice che «nel gennaio del 2012 p. Manelli si era sottratto al dialogo costruttivo con i religiosi che lamentavano una deriva cripto-lefebvriana e sicuramente tradizionalista». In realtà p. Manelli non è stato presente a quel dialogo perché convalescente di una grave malattia. E’ stato però rappresentato dal suo Consiglio Generale, e da altri confratelli responsabili della formazione. Ebbene, chi ha mancato alla ragionevolezza nel dialogo sono stati proprio i 5 contestatori, i quali hanno imposto il ritorno simpliciter allo “status quo ante”, senza possibilità di trovare una via media di compromesso, la quale è stata proposta anche in forma scritta dal consiglio generale, con l’approvazione del p. Manelli. In questa proposta, tra l’altro era previsto che in ogni comunità in cui fosse in uso il Vetus ordo, si facesse un capitolo di comunità e si decidesse, in base all’esperienza fatta, se fosse il caso di confermarlo o toglierlo, tutto o in parte. Si concedeva l’uso comune della forma ordinaria per le ordinazioni e professioni, eccetto il caso in cui i candidati richiedessero la forma straordinaria; si concedeva che nelle riunioni dei frati si adottasse comunemente la forma ordinaria, eccetto il caso in cui la gran parte si accordasse per la straordinaria… Ma tutto questo non bastava: si voleva togliere del tutto il Vetus ordo dalle nostre comunità e concedere al massimo, ob torto collo, una sola messa straordinaria alla settimana. Questo, soprattutto in seminario, significava annullare i frutti dell’esperienza  fatta, e mortificare le aspettative di tanti giovani. Quando poi due confratelli contestatori, sempre nel gennaio 2012, sono andati a trovare p. Stefano, egli li ha accolti e ha parlato con loro, ma di fronte al loro diktat, di annullare l’esperienza del Vetus ordo, e di ritornare allo stato del 2007, perché il Motu proprio non ci riguarda – così dicevano! – essendo stato promulgato solo per i lefebvriani e tradizionalisti (sic!), p. Stefano ha ribadito la sua posizione: per il bene dell’istituto, l’esperienza del Vetus Ordo doveva continuare, visto che il Papa lo permetteva, e i frutti erano incoraggianti. Se questa è la deriva lefebvriana e tradizionalista, allora non si è capita la natura e lo spirito del motu proprio Summorum Pontificum, né dell’istruzione Universae Ecclesiae.
Circa i beni “mobili e immobili” dell’Istituto, che p. Stefano avrebbe consegnato ai famigliari e figli spirituali bisogna dire che i Francescani non hanno mai posseduto nulla, e tanto meno p. Stefano, perché secondo la loro legislazione, fanno il voto di povertà in privato e in comune (Regola, Traccia, Costituzioni FFI). Questa è la povertà “affettiva ed effettiva” voluta da san Francesco e da san Massimiliano: “perché la proprietà? L’uso basta”.  Se, dunque, p. Stefano non possedeva i beni dell’istituto, come poteva darli a famigliari e figli spirituali? Se, invece, i beni in uso ai Francescani dell’Immacolata sono gestiti dal punto di vista amministrativo e giuridico da Terziari Francescani dell’Immacolata, come di fatto lo sono, questo è un vanto e non un biasimo per un istituto religioso francescano che, come disse Paolo VI, si contraddistingue per lo zelo nei confronti della serafica povertà.
Quanto ai trasferimenti che dovrebbero essere accettati con gioia e obbedienza soprannaturale, portando ad esempio i militari e gli impiegati dello stato: mi si porti un caso contemporaneo, in Italia, in cui un ufficiale dell’esercito, o un funzionario dello Stato, senza processo, senza condanna, senza possibilità di appello, viene in un solo giorno privato del suo grado, rimosso dall’incarico e trasferito  sine die “all’altro capo della terra”. E poi gli si dice che non è un provvedimento disciplinare. Se nella Chiesa esiste un diritto, sarebbe una grave mancanza non appellarsi ad esso quando l’obbedienza ricevuta va contro la propria coscienza, e soprattutto quando s’inserisce in un piano di globale di snaturamento dell’intero istituto.
Quanto alla sospensione delle attività della MIM per evitare che ogni riunione “si trasformi in occasione di dileggio pubblico contro il Papa, contro di me e contro altri frati”, si tenga presente che le uniche parole che valgono, e alle quali tutti i terziari e laici della MIM si attengono, e sempre si atterranno, sono quelle di p. Stefano: “Obbediamo al Santo Padre, per ricevere grazie più grandi”. P. Stefano, e quelli che lo seguono, obbediscono al Santo Padre Francesco, ma p. Volpi obbedisce al Magistero del santo Padre Benedetto, quando contro il diritto da lui concesso, senza motivazione, da 4 mesi impedisce ai frati FI di celebrare la liturgia secondo la forma straordinaria? Non si dica che questo l’ha voluto papa Francesco, perché egli non è contro papa Benedetto. Papa Francesco ha voluto che i francescani dell’Immacolata interessati alla celebrazione secondo il Vetus ordo chiedessero e ottenessero il permesso all’autorità competente, che  ora è p. Volpi. Perché, dopo 4 mesi dalle molte richieste, continua ancora il divieto, senza dare alcuna risposta?
Dulcis in fundo: i trasferimenti, soprattutto dei formatori, sono motivati dal fatto che essi “hanno fatto qualcosa di meno buono e meno bello”. Se fosse solo questo il motivo, allora tutti dovrebbero essere continuamente rimossi e trasferiti. “Chi è senza peccato, scagli la prima pietra”. La realtà è un’altra: il meno buono e il meno bello è semplicemente il “più tradizionale”, nella liturgia come nella teologia e nella spiritualità. E’ questo che non piace a p. Volpi e all’ala più progressista dell’istituto. E’ questo che vogliono cancellare dall’istituto, dimenticando che siamo nati da due Fondatori che sin dall’inizio hanno cercato un legame più forte con l’intera tradizione francescana. Lo stile celebrativo, la dottrina morale, spirituale, ascetica, la disciplina interna delle comunità, tutto era da sempre improntato alla Tradizione della Santità Serafica, e così continua ad essere ancor oggi nei nostri Fondatori e in coloro che li seguono. E’ questo che p. Volpi vuole cancellare dall’istituto, rifondandolo a modo suo, per insegnare anche ai Francescani dell’Immacolata il segreto per chiudere in pochi anni (o pochi mesi) postulandato, noviziato e seminario: aggiornarsi e aprirsi al mondo, come ha fatto lui e i confratelli come lui, che non finiscono più di chiudere chiese e conventi in tutto il mondo, con buona pace di San Pio che si rivolta nella tomba.