sabato 10 novembre 2012

il passato


Il passato

«Il passato sapeva distinguere le istituzioni dalle persone: si poteva disprezzare un re o un papa (il medioevo non se n'è astenuto!) senza mettere per nulla in discussione il principio della monarchia o del papato. Si sapeva che un'istituzione sana - un'istituzione venuta da Dio - restava feconda anche attraverso il più imperfetto degli uomini. I capi politici e religiosi erano allora degli anelli di congiunzione tra Dio e gli uomini: si attribuiva più importanza a ciò che essi trasmettevano che non a ciò che erano. L'altare sosteneva il prete, il trono il re. Oggi si chiede al re di portare il trono, al prete di sostenere l'altare. Le istituzioni si giustificano agli occhi delle folle solo attraverso il genio o il magnetismo di qualche individuo. Questa esigenza porta con sé due rovinose conseguenze: impone agli sventurati "portatori" delle istituzioni un grado di tensione e di attività veramente inumano, e, correlativamente, lega la sorte delle istituzioni ai miserabili casi individuali» (Gustave Thibon, Diagnosi. Saggio di fisiologia sociale, Volpe, Roma 1973, p. 125).

venerdì 9 novembre 2012

resteranno le rovine....


Colloquio con Roberto de Mattei, docente di Storia della Chiesa e Storia Moderna all’Università Europea di Roma ed è autore di Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta (Lindau 2011)

A cinquant’anni dalla sua apertura il Concilio cosa ha lasciato in eredità alla chiesa di oggi? Celebrare o vivere il Vaticano II ?

La Chiesa di oggi vive uno dei momenti più difficili della sua storia, tanto che Benedetto XVI ha sentito la necessità di indire un Anno per la fede, per riproporre il messaggio perenne del Vangelo, non solo alla società secolarizzata occidentale, ma alla Chiesa stessa. Si tratta di capire quali sono le cause di questa crisi della Chiesa e in che misura sono legate al Concilio Vaticano II. Io credo che le radici della crisi religiosa e morale contemporanea preesistano al Concilio, ma in esso abbiano avuto un indubbio momento di deflagrazione. Sotto questo aspetto il Concilio ci ha lasciato una pesante eredità. E’ giunta l’ora, mi sembra, di prender atto del fallimento del metodo pastorale del Vaticano II.

Le interpretazioni storiche, le ermeneutiche, rottura, discontinuità o riforma i tempi lunghi della recezione. Una sua valutazione?

C’è il rischio di perdersi in discussioni inutili. Benedetto XVI, nel suo discorso alla Curia romana del 22 dicembre 2005, ha dichiarato che all’ermeneutica della discontinuità non si oppone un’ermeneutica della continuità tout court, ma un’”ermeneutica della riforma” la cui vera natura consiste in un “insieme di continuità e discontinuità a livelli diversi”. Tutti accettano l’esistenza di livelli diversi di continuità e di discontinuità del Concilio Vaticano II nei confronti della Chiesa precedente. Si tratta però di capire su quali piani ci si muove. Io ritengo che sia importante distinguere l’evento storico dai documenti, e prima di leggere e valutare i documenti, sia necessario ricostruire la verità storica di ciò che è accaduto a Roma tra il 1962 e il 1965. Qualcuno mi rimprovera di utilizzare lo stesso metodo della scuola di Bologna, mentre c’è una differenza di fondo. La scuola progressista di Bologna trasforma la storia in un locus theologicus, affidando allo storico il ruolo del teologo. Io, al contrario, affermo la distinzione dei ruoli e credo che l’interpretazione dei testi non spetti allo storico, ma al Magistero della Chiesa,

Un Concilio ecumenico, quali sono state le grandi novità che hanno cambiato il mondo di essere della chiesa, soprattutto per i nativi conciliari e per coloro che del Vaticano II hanno sentito solo parlare. Quando i testimoni saranno scomparsi cosa resterà?

Sarei tentato di rispondere che resteranno le rovine. Le rovine degli altari devastati, delle chiese spopolate, dei seminari abbandonati e soprattutto le rovine della diserzione, ovvero l’abbandono di quelle trincee in cui la Chiesa preconciliare combatteva il mondo per evangelizzarlo. Il nuovo metodo della “mano tesa” non ha convertito il mondo, ma lo ha reso più aggressivo. I nemici della Chiesa, che ci sono sempre stati e non mancheranno mai, dimostrano nei confronti della Chiesa dialogante una intolleranza molto maggiore di quanta non ne nutrissero verso la Chiesa “intransigente”. Quando i testimoni saranno scomparsi rimarrà la domanda di fondo: perché è accaduto tutto questo?

Incontro universale della chiesa, prospettiva pastorale, riconciliazione con il mondo e la modernità, rispetto della tradizione aggiornata ai segni dei tempi. Concetti espressi più volte che molti faticano a comprendere oggi.

Il Concilio Vaticano II è stato il primo Concilio della Chiesa che si è autoproclamato pastorale. Tutti i venti Concili precedenti avevano espresso in termini pastorali adeguati al mondo del loro tempo i dogmi e i canoni disciplinari che avevano promulgato. Nel Vaticano II, l’”aggiornamento” elevò la “pastoralità” a principio alternativo alla “dogmaticità. La dimensione pastorale, per sé accidentale e secondaria rispetto a quella dottrinale, divenne nei fatti prioritaria, operando una rivoluzione nel linguaggio e nella mentalità. Ma esprimersi in termini diversi dal passato, significa compiere una trasformazione culturale più profonda di quanto possa sembrare.. Secondo il padre John O’Malley, il Vaticano II fu soprattutto un “evento linguistico”. La novità linguistica secondo i progressisti era in realtà dottrinale, perché, per essi, il modo in cui si parla ed agisce è dottrina che si fa prassi.

Il vissuto della chiesa e il Concilio. Più delle dispute storiche e teologiche valgono le esperienze delle comunità, la testimonianza di laici e religiosi, uomini che il Concilio l’hanno applicato nella loro vita.

Molti degli uomini che il Concilio lo hanno applicato nella loro vita hanno abbandonato la Chiesa. Si pensi, ad esempio, all’ex-abate di San Paolo Giovanni Franzoni, uno degli ultimi Padri conciliari italiani viventi, tuttora punto di riferimento per la teologia progressista. Franzoni si distinse come animatore della “Comunità di base” neo marxista dell’abbazia di San Paolo, prese apertamente posizione per il divorzio, aderì alla teologia della liberazione in America Latina, si sposò con rito civile con una giornalista giapponese. Altri protagonisti del Concilio, come Hans Kueng, uno degli ultimi “esperti” teologici del Concilio sopravissuti, non si sono sposati e rimangono all’interno della Chiesa, celebrando regolarmente Messa, ma non professano più la fede cattolica. Laddove invece si è voltato le spalle al metodo pastorale del Concilio e si è fatta l’esperienza della Tradizione, la fede rinasce, fioriscono le vocazioni religiose e crescono numerose e stabili le famiglie. Questo è il “vissuto” della Chiesa che io conosco.
tratto da: http://vaticaninsider.lastampa.it/inchieste-ed-interviste/dettaglio-articolo/articolo/concilio-19386/

Cristiada


 
 
Lepanto
1926, Messico. Quando il governo mise al bando la fede

Alla Fondazione Lepanto il film mai trasmesso in Italia

Dopo il successo delle prime due serate sarà replicata la proiezione del film

Domenica 11 novembre alle ore 16,15


nella sala conferenze della Fondazione Lepanto, piazza Santa Balbina 8, Roma

Scritto da Michael James Love e diretto da Dean Wright, Cristiada è stato dichiarato uno dei colossal più belli realizzati negli ultimi anni, con un cast di eccezione /Andy Garcia, Peter O' Toole, Eva Longoria, Catalina Sandino Moreno, Oscar Isaac. Era il 1926, quando il Messico si presentava teatro di una feroce persecuzione anticristiana ad opera di un apparato politico massonico e laicista. Dal despota Venustiano Carrenza (1917) a Plutarco Elias Celles (1924-1928), promulgatore e acceso sostenitore di una "nuova rivoluzione culturale globalizzata", si cercava a tutti i costi di estirpare dalla società i princìpi del cattolicesimo. La persecuzione, iniziata con l'introduzione di leggi che discriminavano i cristiani impedendo la professione pubblica della loro fede, ebbe il suo culmine nell'uccisione di sacerdoti, autentici e coraggiosi testimoni della fede, e nella violazione e profanazione sistematica di chiese e luoghi di culto. Alla popolazione cattolica messicana, una volta fallito il tentativo di rispondere alla persecuzione sul piano pacifico e legale, non rimase che la strada della resistenza armata. Nacquero così i cristeros, che al grido di "Evviva Cristo Re!" combatterono con eroismo, testimoniando col martirio la loro fedeltà al Vangelo. Molti di essi sono stati canonizzati e beatificati da Giovanni Paolo II (21 maggio 2000).

Si raccomanda di prenotarsi e si chiede un'offerta di 5,00 euro a persona.
Tel.: 06-3220291; email:info@fondazionelepanto.org

giovedì 8 novembre 2012

per i laudatori del Concilio permantente


un pensiero di Gramsci....
Una generazione che deprime la generazione precedente, che non riesce a vederne le grandezze e il significato necessario, non può che essere meschina e senza fiducia in se stessa… Nella svalutazione del passato è implicita una giustificazione della nullità del presente.

mercoledì 7 novembre 2012

domanda legittima....

Già! Perchè?


Dal blog Bregwin una domanda intelligente: "perché mai il Vaticano pretende che la Fraternitá San Pio X - firmando il famoso Preambolo Dottrinale - accetti senza batter ciglio oscuri, controversi, equivoci e francamente non cosí rilevanti passi del Concilio Vaticano II, mentre nel frattempo migliaia di sacerdoti e religiosi in tutto il mondo quotidianamente continuano indisturbati a fare scempio di duemila anni di Dottrina Cattolica, calpestando anche i piú elementari e sacri principi della Fede?


http://bregwin.blogspot.it/2012/11/ecco-il-prete-pro-matrimonio-gay-perche.html 

Vengono in mente le parole della Madonna a La Salette:  "I giusti soffriranno molto" ....

martedì 6 novembre 2012

un san Tarcisio dei nostri giorni

Il museo virtuale dei Miracoli eucaristici
 
di Cristina Siccardi

Internet è una strada eccellente per scoprire i tesori della Tradizione e per capire veramente che cosa significa essere cattolici: «Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito» (Gv. 3,8) e il vento passa certamente nello straordinario sito dedicato ai Miracoli eucaristici nel mondo “miracolieucaristici.org”: un museo virtuale ed una mappa interattiva di indubbio valore storico ed iconografico, dietro i quali si innalza una profonda Fede.

lunedì 5 novembre 2012

i pentiti del Concilio

"Tutto è diventato così avvizzito".

Il filosofo Spaemann a cinquant'anni dal Concilio Vaticano II



In una recente intervista rilasciata da Robert Spaemann al giornale Die Welt (26 ottobre 2012), il filosofo tedesco spiega perché a suo giudizio non c'è motivo, a cinquant'anni dal Concilio Vaticano II, per una celebrazione giubilare: "tutto infatti è divenuto così avvizzito... È subentrata nella Chiesa un'epoca del tramonto. Persone che negano la risurrezione di Cristo rimangono professori di teologia e predicano come sacerdoti. Persone che non vogliono pagare la tassa per il culto vengono cacciate fuori dalla Chiesa. Qui c'è qualcosa che non va". Vediamo in dettaglio l'intervista in una nostra traduzione [Approfondimenti di "Fides Catholica"]

Die Welt: Lei era a Roma per la celebrazione del giubileo del Concilio Vaticano II. Per lei personalmente un motivo per festeggiare?

Robert Spaemann: In verità no. Si deve dire apertamente in primo luogo che si è introdotta un'epoca del tramonto. Una celebrazione giubilare non può far assolutamente niente di fronte al fatto che migliaia di sacerdoti già durante il Concilio hanno lasciato il loro ministero.

Die Welt: Quale la responsabilità del Concilio a tal proposito?

Robert Spaemann: Fu parte di un movimento, che ha avvolto l'intero mondo occidentale, parte della cultura della rivoluzione. Papa Giovanni XXIII disse allora che fine del Concilio era l'aggiornamento della Chiesa. Questo fu tradotto da molti con adattamento, adattamento al mondo. Ma questo fu un malinteso. Aggiornamento significa: opposizione della Chiesa al mondo, che sempre ha avuto e sempre deve avere, attualizzandola per il nostro tempo. Questo è il contrario di adattamento.

Die Welt: Giovanni XXIII certamente nel suo stesso discorso di apertura del Concilio ha risvegliato le attese che si trattasse di adattamento.

Robert Spaemann: Questo è vero. Giovanni XXIII era un uomo profondamente devoto. Ma era impresso di un ottimismo che presto già lo si poteva definire scellerato. Questo ottimismo non era giustificato. Nelle cose ultime la prospettiva storica cristiana suona conforme al Nuovo Testamento: alla fine ci sarà un grande apostasia, e la storia si scontrerà con l'Anticristo. Ma di questo il Concilio non fa parola. Si è eliminato tutto ciò che alludeva a lite e conflitto. Si è voluto benedire lo spirito del mondo emancipatore e culturalmente rivoluzionario.

Die Welt: Se in Germania come all'inizio dell'anno un tribunale giudica che la Chiesa cattolica può essere chiamata impunita setta di pedofili nessuno protesta. Questo ha qualcosa a che fare con lo spirito del Concilio Vaticano II?

Robert Spaemann: Sì. Il Concilio ha indebolito i cattolici. La Chiesa si è sempre trovata in un combattimento, un combattimento spirituale, non militare, ma una lotta. L'Apostolo Paolo parla delle armi della luce, l'elmo della fede ecc. Oggi la parola "nemico" è diventata indecente, il comandamento "Amate i vostri nemici" non può essere più impiegato perché non siamo più autorizzati ad avere nemici. Per i cosiddetti cattolici progressisti c'è in realtà ancora solo un nemico: i tradizionalisti. Questo è sì un'eredità del Concilio. Certamente noi cristiani per le offese della fede e della Chiesa non dovremmo usare nessuna violenza. Ma protestare dovrebbe essere possibile.

Die Welt: I testi che il Concilio dopo lunghe discussioni ha approvato sono vaghi compromessi. Chi ha vinto, riformatori o tradizionalisti?

Robert Spaemann: Nessuno dei due. Entrambi gli schieramenti hanno agito al Concilio come politici. Questo vale soprattutto per il partito dei progressisti. Quando per una decisione potevano prevedere di non ottenere la maggioranza, hanno introdotto nella decisione di compromesso alcune clausole generali, da cui sapevano, che dopo il Concilio poteva essere ammollita. Hanno spesso lavorato in modo cospirativo. E hanno fino a oggi la prerogativa dell'interpretazione sul Vaticano. Gradualmente tuttavia si instaura una nuova coscienza. Lentamente si cessa di mentire nelle proprie tasche. Tutto è diventato così avvizzito: uomini che negano la risurrezione di Cristo possono rimanere professori di teologia cattolici e predicare come sacerdoti durante le Messe. Persone che non vogliono pagare la tassa per il culto vengono cacciate fuori dalla Chiesa. Qui certo qualcosa non funziona.

Die Welt: Cosa intende quando dice che i novatori avrebbero una prerogativa di interpretazione sul Vaticano?

Robert Spaemann: Le porto tre esempi. Oggi viene detto spesso che il Concilio avrebbe eliminato il celibato. Si dovrebbe solo condurre fino in fondo gli accenni di allora. A tal proposito mai prima alcun concilio ha difeso il celibato con così tanto rilievo. Secondo esempio. I vescovi tedeschi hanno annunciato nella cosiddetta dichiarazione di Königstein che l'insegnamento della Chiesa in materia di "pillola" non è vincolante. Il Concilio aveva detto proprio il contrario, ovvero che l'insegnamento della Chiesa in questa domanda obbliga in coscienza i cattolici. O, terzo esempio: ognuno sa che il Concilio ha autorizzato la lingua del popolo nella liturgia. Solo alcuni sanno: il Concilio ha soprattuto asserito che la lingua propria della liturgia della Chiesa occidentale è e riamane il latino. E Papa Giovanni XXIII ha appositamente scritto un'enciclica sul significato del latino per la Chiesa occidentale.

Die Welt: Cosa le disturba soprattutto?

Robert Spaemann: Non penso a singole scelte. Maggiormente a ciò che veramente è stato fatto dal Concilio. Forse si deve ricominciare a leggere i testi originali. Già alla fine del Concilio si è sollevato, come scrive Joseph Ratzinger, come un certo spettro, che si chiama "spirito del Concilio" che, molto condizionato, aveva a che fare solo con decisioni fattuali. Spirito del Concilio significa: la volontà del nuovo. Fino ad oggi i cosiddetti riformatori si richiamano attraverso tutte le possibili idee di riforma allo spirito del Concilio e intendono con ciò adattamento. Oggi però abbiamo bisogno del contrario del "mondanizzarsi della Chiesa", che già Lutero deplorava. Abbiamo bisogno di ciò che il Papa chiama "fine della mondanizzazione" (Entweltlichung).

Die Welt: Lei ha scritto: "L'autentico progresso rende talvolta necessarie le correzioni di corso e in talune circostanze anche passi indietro" Come può la Chiesa invertire rotta?

Robert Spaemann: Fondamentalmente deve fare quello che sempre ha fatto: deve sempre tornare indietro. Vive dei Santi, che sono modello del tornare indietro. Non è in ordine se la Chiesa in Germania, a cui appartiene la Casa Editrice "Weltbildverlag", si sostiene per anni mediante la vendita del porno. Per dieci lunghi anni i cattolici hanno informato di questo i vescovi e non è successo niente. Ora che il tutto viene fuori il segretario della Conferenza Episcopale Tedesca ha fatto di questi fedeli con disprezzo dei fondamentalisti. Che ora viene introdotta questa prassi di vendita ha a che fare poco evidentemente con il tornare indietro.
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Fonte: Die Welt by Approfondimenti di "fides Catholica"
Vedi anche la notizia su: www.kath.net
 
 

domenica 4 novembre 2012

Beata gens, cujus est dominus Deus ejus, populus quem elegit in haereditatem sibi. Ps. XXXII, 12


"....Un cristianesimo capito e accolto dal mondo, come annunciarlo? Come renderlo assimilabile e interessante di fronte alle sfide sempre più attraenti e interessanti della modernità? Domande che risuonano in continuazione dai pulpiti di molti cattolici, e dalle quali prende vita un cattolicesimo secolarizzato che trova plausi e consensi dappertutto, mentre la “sana dottrina non è più sopportata”:«non sopportando più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole» (II Tim. IV, 3, 4.)
Si è convinti della necessità di un cambiamento, o meglio di “adattamento” o “riconciliazione” con i tempi in tutto, nel parlare, nello scrivere e nel predicare una carità senza fede; il tutto con uno stile buonista, pacifista e ottimista, come ingredienti fondamentali per una fede adulta e aperta. Tutto questo dovrebbe portare una sorta di “primavera nella Chiesa e nel mondo”; un’era di pace e di fraternità degna di quei scenari romanzeschi, e in un certo qual modo sorprendentemente profetici, (sempre poco letti e conosciuti), che ritroviamo nel trionfo dell’umanitarismo del “padrone del mondo” di Benson, o nel verde e pacifista “anticristo” di Soloviev[1].
Dove ci ha portato questo fiume in piena del “cambiamento a tutti i costi”, di un certo “progressismo cattolico”, che da più di un trentennio irrompe all’interno della Chiesa stessa? Al risultato opposto: cattolici sempre più divisi, diffusione di dottrine eterodosse sostenute con forza e convinzione da tanti teologi, la divisione nel seno stesso della Chiesa, un indebolimento della fede cristiana.
E noi cosa possiamo fare?


Mi vengono in mente le parole di un grande scrittore e umorista, che molto fece discutere di sè, Giovannino Guareschi il quale fa dire al suo “Don Camillo”: “Signore, cos’è mai questo vento di pazzia? Cosa possiamo fare noi?”- e il Signore gli risponde: “...ciò che fa il contadino quando il fiume travolge gli argini e invade i campi...Bisogna salvare il seme: la fede”.
In un momento in cui una gran confusione, cioè l'incapacità di giudizio, sembra dilagare dappertutto urge tenere fisso lo sguardo su colui che unicamente può segnarci la strada e confermarci nella fede: “Tu es Petrus...Portae inferi non prevalebunt.”.

Don Matteo De Meo