giovedì 31 maggio 2012

"I protestanti pensarono di tenere Gesù Cristo buttando la Chiesa, e fu terribile. Ma tenere una Chiesa senza Gesù Cristo, senza Dio, è terrificante. Siate umili e semplici, parlateci di Dio e vi ascolteremo"


Parlateci di Nostro Signore Gesù Cristo, parlateci della sua salvezza per noi, parlateci della grazia che perdona e santifica le nostre povere vite, parlateci della Vergine Maria, Madre di tutte le Grazie, parlateci dei santi e della vita eterna... e vi ascolteremo.

Ma non parlateci più di altro, delle cose di cui parlano i politici che passano, di economia o di socialità, di giustizia troppo umana che quindi giusta non è, o di psicologia spicciola che la scienza, quella vera, ha da tempo abbandonato: su queste e simili cose nessuno ascolta più.

È tutta colpa della svolta antropologica: avevano detto che non bisognava più partire da Dio per insegnare il Cristianesimo, ma dall'uomo... solo che in questi anni l'inganno si è consumato e, partendo dall'uomo, a Dio non si è più arrivati, ci si è fermati al piano terra. Si parla dell'uomo... si parla dell'uomo, ma a Dio, a Nostro Signore Gesù Cristo non si arriva più.

Vi è mai capitato di andare in certi incontri ecclesiali, in certe assemblee di clero e laici impegnati, e di stare lì seduti mentre il clero introduce con una preghierina, poi i laici descrivono la situazione del mondo e della Chiesa (!): ... il tempo passa... guardi l'orologio, sono trascorse quasi due ore, sei confuso in un malessere strano e ti accorgi che mai il nome di Gesù Cristo è stato pronunciato, neanche per sbaglio!

È veramente insopportabile per l'uomo tutto questo! A un Vescovo, a un sacerdote, l'uomo chiede la via di Dio, anche quando questa domanda resta inespressa e nascosta nelle pieghe dell'animo.

Vi supplichiamo, parlateci di Dio e non di altro. Se c'è un'urgenza sociale è questa: gli uomini hanno bisogno di Dio.

E smettiamola di dire che bisogna arrivarci con calma a parlare di Dio, con una cauta mediazione, parlando prima delle cose della vita: non è così, non è così nella Sacra Scrittura, nei Vangeli, non è così nella storia della Chiesa: è Cristo che salva l'uomo e lo guarisce, e allora dillo subito!

I protestanti pensarono di tenere Gesù Cristo buttando la Chiesa, e fu terribile.

Ma tenere una Chiesa senza Gesù Cristo, senza Dio, è terrificante.

Siate umili e semplici, parlateci di Dio e vi ascolteremo.

EDITORIALE DI GIUGNO DI RADICATI NELLA FEDE

mercoledì 30 maggio 2012

"La Chiesa ha una natura divina che da nulla è offuscata e che la rende sempre pura e immacolata" (Roberto de Mattei)

Chiesa cattolica: che cosa

succede in Vaticano?

di Roberto de Mattei

Che cosa succede in Vaticano? I cattolici del mondo intero si domandano costernati qual è il senso delle notizie che esplodono sulla stampa e che sembrano rivelare l’esistenza di una guerra ecclesiastica interna alle Mura Leonine, la cui portata è artatamente ingigantita dai mass media. Però, se non è facile capire che cosa succede, si può tentare di capire perché tutto ciò oggi accade.
Non è privo di significato il fatto che l’autocombustione divampi proprio mentre ricorre il 50esimo anniversario del Concilio Vaticano II. Tra tutti i documenti di quel Concilio, il più emblematico, e forse il più discusso, è la costituzione Gaudium et Spes, che non piacque al teologo Josef Ratzinger. In quel documento si celebrava con irenico ottimismo l’abbraccio tra la Chiesa e il mondo contemporaneo. Era il mondo degli anni Sessanta, intriso di consumismo e di secolarismo; un mondo su cui si proiettava l’ombra dell’imperialismo comunista, di cui il Concilio non volle parlare.
Il Vaticano II vedeva i germi positivi della modernità, ma non ne scorgeva il pericolo, rinunciava a denunciarne gli errori e rifiutava di riconoscerne le radici anticristiane. Si poneva in ascolto del mondo e cercava di leggere i «segni dei tempi», nella convinzione che la storia portasse con sé un indefinito progresso. I Padri conciliari sembravano aver fretta di chiudere con il passato, nella convinzione che il futuro sarebbe stato propizio per la Chiesa e per l’umanità. Così purtroppo non fu. Negli anni del postconcilio, allo slancio verticale verso i princìpi trascendenti si sostituì l’inseguimento dei valori terrestri e mondani.
Il principio filosofico di immanenza si tradusse in una visione orizzontale e sociologica del Cristianesimo, simboleggiata, nella liturgia, dall’altare rivolto verso il popolo. La conversio ad populum, pagata a prezzo di inaudite devastazioni artistiche, trasformò l’immagine del Corpo Mistico di Cristo in quella di un corpo sociale svuotato della sua anima soprannaturale. Ma se la Chiesa volta le spalle al soprannaturale e al trascendente, per volgersi al naturale e all’immanente, capovolge l’insegnamento del Vangelo per cui bisogna essere «nel mondo, ma non del mondo»: cessa di cristianizzare il mondo ed è mondanizzata da esso.
Il Regno di Dio diviene una struttura di potere in cui dominano il calcolo e la ragion politica, le passioni umane e gli interessi contingenti. La “svolta antropocentrica” portò nella Chiesa molta presenza dell’uomo, ma poca presenza di Dio. Quando parliamo di Chiesa ci riferiamo naturalmente non alla Chiesa in sé, ma agli uomini che ne fanno parte. La Chiesa ha una natura divina che da nulla è offuscata e che la rende sempre pura e immacolata. Ma la sua dimensione umana può essere ricoperta da quella fuliggine che Benedetto XVI, nella Via Crucis precedente alla sua elezione, chiamò «sporcizia» e Paolo VI, di fronte alle crepe conciliari, definì, con parole inconsapevolmente profetiche, «fumo di Satana» penetrato nel tempio di Dio.
Fumo di Satana, prima delle debolezze e delle miserie degli uomini, sono i discorsi eretizzanti e le affermazioni equivoche che a partire dal Concilio Vaticano II si susseguono nella Chiesa, senza che ancora sia iniziata quell’opera che Giovanni Paolo II chiamò di «purificazione della memoria» e che noi, più semplicemente, chiamiamo «esame di coscienza», per capire dove abbiamo sbagliato, che cosa dobbiamo correggere, come dobbiamo corrispondere alla volontà di Gesù Cristo, che resta l’unico Salvatore, non solo del suo Corpo Mistico, ma di una società alla deriva. La Chiesa vive un’epoca di crisi, ma è ricca di risorse spirituali e di santità che continuano a brillare in tante anime. L’ora delle tenebre si accompagna sempre nella sua storia all’ora della luce che rifulge.

Fonte:
http://www.corrispondenzaromana.it/chiesa-cattolica-che-cosa-succede-in-vaticano/

martedì 29 maggio 2012

Fatima e la Passione della Chiesa


Le apparizioni di Fatima furono già previste nel 1454 da una monaca mistica piemontese. 

Questa eccezionale scoperta archivistica rappresenta senz'altro la novità più eclatante contenuta nel nuovo volume di Cristina Siccardi: "Fatima e la Passione della Chiesa", ed. SUGARCO.  

La nota storica torinese, già distintasi per la pubblicazione di numerose biografie, ha ripercorso, in uno dei capitoli, la lunga storia dei complessi rapporti, assolutamente sconosciuti ai più, che legarono la dinastia dei Savoia al piccolo villaggio portoghese dove avvennero le grandiose apparizioni mariane del 1917.  

Già la prima regina del Portogallo, Matilde o Mafalda, proveniva infatti da questo casato e, secondo una tradizione, venne sepolta, nel 1157, in una cappella fatta costruire, in onore della S. Vergine, a Fatima. Qui giunse altresì un altro personaggio sabaudo che, sul finire del XIV secolo, dopo essere scampato ad una condanna a morte, percorse le contrade di mezza Europa, come pellegrino vagante. Si chiamava Filippo II di Savoia Acaja e fu lui il padre della monaca mistica Filippina de’ Storgi, vissuta presso il monastero delle domenicane di Alba, la quale, in punto di morte, profetizzò gli eventi che si sarebbero verificati dopo quasi cinque secoli.

In realtà il manoscritto che narra questo straordinario episodio risale al 1640 in quanto quello originale sarebbe stato distrutto da un certo padre Barosio allo scopo di non danneggiare il processo di beatificazione di Margherita di Savoia, fondatrice del monastero albese. Ai nostri occhi tuttavia nulla cambia in quanto ci troviamo ancora a quasi tre secoli dalle apparizioni ai pastorelli.

Leggendo le poche righe seguenti dunque non si può che rimanere esterrefatti:


"Poscia, rapita di gioia celeste, volgendo in alto lo sguardo, salutava nominatamente ed altamente i Celicoli che venivanle incontro, ossia: la S. Madonna del Rosario, S. Caterina da Siena, il Beato Umberto, l’Abbate Guglielmo di Savoia; parlava de’ futuri eventi, prosperi e funesti della Casata Sabauda, fino a un tempo non preciso di terribili guerre, dell’hesilio di Umberto di Savoia in Lusitania, di un certo mostro d’Horiente, tribulatione dell’Humanità, ma che sarebbe ucciso dalla Madonna del S. Rosario de Phatima, se tutti li huomini l’havessero invocata con penitentia grande. Dopo lo che spirò tra le braccia della cugina, la santa nostra Madre Margherita di Savoia, che le aveva posto al collo una medaglia del Beato Umberto, lassata per lei da Filippo suo padre".  (pag. 53).

 Ma il libro di Cristina Siccardi non si limita ovviamente alla narrazione di questi, sia pur straordinari,  avvenimenti. Il lavoro si prefigge anzi di dare un ulteriore prezioso contributo al dibattito, sempre quanto mai attuale, circa il vero contenuto della terza parte del segreto di Fatima. 

Il tono dell'autrice, come del resto in tutte le sue opere, si mantiene comunque sempre ben lontano dal linguaggio polemico che ha contraddistinto, sul punto, altri studiosi. Non mancano tuttavia messaggi e prese di posizione ben precise come i due punti di partenza da cui si sviluppa poi tutta la trama del suo discorso:

"Giunti a questo punto, nel 2012, e con tutti i dati raccolti ed esaminati, possiamo esprimere una semplice quanto lineare considerazione: si sono verificati degli inganni e degli occultamenti. Non sappiamo se la storia saprà indicare gli ingannati e gli ingannatori. Per certo, invece, sappiamo due cose:

 1. Le apparizioni di Fatima sono vere, come attestò, per la prima volta, monsignor Giuseppe Alves Correia da Silva  nella Lettera Pastorale A Providência Divina (Carta Pastoral sobre o culto de Nossa Senhora da Fátima), del 13 ottobre 1930.

2.  La Passione della Chiesa è evidente ed è correlata alle apparizioni di Fatima. Come santa Teresina di Lisieux (1873-1897) è divenuta maestra di altissima e raffinata spiritualità, pur non avendo mai studiato in alcuna facoltà teologica, così la Madonna ha voluto consegnare i messaggi divini di punizione e di salvezza a tre bambini, poveri, indifesi, e anche per questo, puri. Nel loro candore, i tre veggenti hanno dimostrato di essere dei semplici strumenti nelle mani di Dio, scelti per indirizzare la Chiesa secondo i suoi piani e non quelli degli uomini. Fatima ha messo in imbarazzo la Chiesa, ancor prima dell’apertura del Concilio Vaticano II (1962-1965), una Chiesa che era, sia pure in parte, già infettata da una grave malattia: il Modernismo, un virus che penetrò nel Concilio stesso, indirizzandone lo “spirito”. Niente più condanne, niente più penitenze, niente più Novissimi... Niente più rigore dottrinale. «Dialogo» divenne la parola d’ordine. «Dignità umana» il totem a cui guardare. «Pluralismo» la metodologia. « Sociologia » e « psicologia » le scienze da studiare". (pagg. 16 - 17).


Altra importante novità della corposa opera sono le dichiarazioni del noto vaticanista Giuseppe De Carli (1952-2010), fra i maggiori divulgatori, almeno a livello italiano, della riduzione del Terzo Segreto di Fatima al preannuncio del fallito attentato a Giovanni Paolo II del 13 maggio 1981, nota al grande pubblico come «tesi Bertone», in quanto il cardinale Bertone ne è sempre apparso come il maggiore ideatore. Ebbene, poco prima di morire, De Carli, che si spense il 13 luglio 2010, nel mese di maggio espose il suo ripensamento al Congresso The Fatima Challenge, organizzato dal Centro di Fatima di Padre Gruner:

«In quell’occasione formulò la sua conferenza su un piano scettico nei confronti della versione degli eventi sostenuta dal cardinale Tarcisio Bertone […]  Rivelò tutto il suo disagio […] prendete un giornalista che non è un esperto di Maria: sono stato buttato dentro semplicemente perché, facendo le direttive televisive del Vaticano, mi sono dovuto occupare di questi elementi» (pagg. 66-67).


L'attenta analisi di Cristina Siccardi, che intende approfondire proprio la presenza e le sottolineature, spesso misconosciute o rimosse, della crisi ecclesiale nelle rivelazioni private, si articola ovviamente, in via principale, sull'attenta lettura dei messaggi celesti inviati attraverso le principali apparizioni mariane ufficialmente riconosciute: da La Salette a Lourdes, da Pontnain a Banneux.

Ma il volume indaga anche in ambiti più nascosti che appaiono tuttavia non meno interessanti come le rivelazioni ricevute dalla Beata Elisabetta Canori Mora (1774 - 1825). Questa donna straordinaria, elevata all'onore degli altari da Giovanni Paolo II nel 1994, viene spesso ricordata soprattutto per la santità di vita, in difesa della famiglia. Assai meno note risultano invece le sue esperienze mistiche:

"La vita mistica di Elisabetta Canori Mora, nonostante la sua beatificazione, è rimasta comunque celata e le sue rivelazioni private, dove si evince tutta la problematicità di corruzione dentro la Chiesa, sia nei suoi insegnamenti che nei suoi costumi, non sono state finora oggetto né di attenzione né di studio. Il motivo di tale occultamento è riconducibile ad un’unica ragione: quando i documenti denunciano i mali della Chiesa viene scelta la via del silenzio, proprio come accadde per la terza parte del Segreto di Fatima. Parlare di crisi della Chiesa è mettere il dito nella piaga, è sollevare una polvere che si vuole tenere nascosta sotto i tappeti, è tirare una tenda su uno scenario che offre scandalo e non edificazione. In realtà la piaga va curata, la polvere va eliminata, la tenda va calata per poter liberare la Sposa di Cristo dalla insipienza, dalla ignoranza e dall’infedeltà". (pag. 133)

Lo stesso discorso vale per la coetanea e più conosciuta Beata Anna Caterina Emmerick (1774 - 1824). Anche lei ricevette numerose visioni e fu stigmatizzata. L'episodio mistico maggiormente noto della sua vita fu la descrizione precisa della casa dove la S. Vergine trascorse gli ultimi anni della sua esistenza terrena. Seguendo infatti quanto da lei riferito precedentemente,  nel 1881, si riuscì ad identificare tale abitazione, oggi Santuario, su una collina vicina ad Efeso.

Anche la Emmerick si espresse più volte in merito ad una futura crisi della Fede all'interno della Chiesa Cattolica:

"L’ho veduta aumentare di dimensioni; eretici di ogni tipo venivano nella città [di Roma]. Il clero locale diventava tiepido, e vidi una grande oscurità. [...] Allora la visione sembrò estendersi da ogni parte. Intere comunità cattoliche erano oppresse, assediate, confinate e private della loro libertà. Vidi molte chiese che venivano chiuse, dappertutto grandi sofferenze, guerre e spargimento di sangue. Una plebaglia selvaggia e ignorante si dava ad azioni violente. [...])

Vidi una strana chiesa che veniva costruita contro ogni regola. [...] Non c’erano angeli a vigilare sulle operazioni di costruzione. In quella chiesa non c’era niente che venisse dall’alto. [...] C’erano solo divisioni e caos". (pag. 136)

 Al termine della lettura di questo volume non si può che rimanere pensosi. Tutto ciò che in esso è riportato risulta precisamente indicato nelle fonti ed esattamente verificabile da coloro che dovessero, come immagino, dimostrarsi scettici  o troppo "adulti" per perdersi in simili analisi ben poco digeribili dall'uomo contemporaneo.

Ma i richiami del Cielo, se accolti, potrebbero sicuramente mutare la direzione in cui si sta incamminando purtroppo la nostra storia umana. Vale dunque davvero la pena di leggere, meditandone ogni capitolo, questo libro denso, assolutamente serio e scritto con il coraggio che dovrebbe contraddistinguere ogni cristiano.
 

Marco BONGI 
 

Cristina Siccardi: "Fatima e la Passione della Chiesa", ed. SUGARCO, pp. 250, euro 18,80.


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Mercoledì 13 giugno alle ore 18 presso la sede della Fondazione Lepanto a piazza S. Balbina 8, Roma: Confererenza della dott.ssa Cristina Siccardi e del prof. Roberto de Mattei sul tema
 

Il messaggio di Fatima

e la passione della Chiesa


             Nel corso della conferenza sarà presentato l'ultimo libro di Cristina Siccardi, Fatima e la passione della Chiesa (SugarCo,Milano 2012) e il libro di padre Elia Giacobbe, Il segreto di Fatima (SugarCo, Milano 2011).



lunedì 28 maggio 2012

“Io non tollererò mai quella giustizia che per paura risparmia i grandi, mentre impicca i piccoli” (Beato Carlo d'Asburgo)

LA VERA FONTE DI OGNI POTERE
di Mauro Faverzani
“Nessuna maggioranza assoluta autorizza a calpestare i diritti inalienabili che l'uomo possiede per il fatto d'esser stato creato ad immagine del Creatore”: sono parole dell'europarlamentare Otto d'Asburgo. Parole che il Palazzo, oggi, dovrebbe leggere e memorizzare...

Carlo I d'Asburgo

Non è questione di ottimismo. E' che noi, nel “non praevalebunt”, ci crediamo: per questo ci “ostiniamo” nel proporre modelli di politica davvero cristiana -quindi umana-, convinti come siamo che una società migliore sia possibile, semplicemente applicando alla lettera la Dottrina Sociale della Chiesa.
Vorrei pertanto completare il breve ritratto -iniziato le scorse settimane- di un Capo di Stato, il Beato Carlo I d'Asburgo, ultimo Imperatore d'Austria e Re d'Ungheria. Mai egli temette di sfidare l'impopolarità. Non quella saggiata nei giorni scorsi dal governo Monti, per aver “svenato” gli Italiani con tasse e balzelli. Bensì quella affrontata per non dispiacere a Dio: “Sarei davvero ben misero -disse- se avessi fatto tutto questo soltanto per ottenere gratitudine ed approvazione. Il buon Dio, per amore del Quale io lo faccio, mi ricompenserà poi, una volta, assai abbondantemente”. Ed ancora: “Un monarca lungimirante sarà sempre impopolare, perché si deve spesso opporre ai desideri del popolo”. Una lezione di vita, di stile e di coerenza politica. Da cui anche il Palazzo, oggi, avrebbe molto da imparare: “Io non tollererò mai quella giustizia -disse il Beato Carlo- che per paura risparmia i grandi, mentre impicca i piccoli”. Più o meno quanto avviene ai nostri giorni in un'Italia, in cui la cosiddetta “Casta” la fa da padrona, impenitente e senza vergogna, a spese dei poveracci.
Nel corso di un'intervista, il figlio primogenito dell'Imperatore, l'Arciduca Otto d'Asburgo, ha dichiarato la più importante lezione ricevuta da suo padre esser “la necessità di riconoscere un limite al potere. Né un Re, né un dittatore, né una maggioranza assoluta -ha affermato- danno il diritto di calpestare i diritti inalienabili che l'uomo possiede per il fatto d'esser stato creato ad immagine del Creatore”. Ciò che Otto stesso, da europarlamentare, ritenne istruttivo “per quegli uomini politici, che credono che una maggioranza li autorizzi a violare i diritti dell'uomo”. Parole sante...
“Solo Dio sceglie, solo Egli conferma, non avendo chi sia superiore a Lui”, scrisse Dante Alighieri nel “De Monarchia”. Per questo riferimento immediato dell'Imperatore è il “Principe dell'Universo, cioè Dio”.
Concetti da relegarsi nel passato, da lasciar ammuffire tra i libri della biblioteca? Nient'affatto! Concetti moderni, modernissimi. Tanto da esserne innervata tutta la Dottrina Sociale della Chiesa. Di cui fu in un certo senso “pioniere” un Pontefice, Leone XIII, il quale non a caso contrappose a quanti dichiarassero derivare “ogni potere dal popolo” la convinzione dei Cattolici, che invece lo “fanno derivare da Dio, come dal proprio principio naturale e necessario”. E, pur senza negare diritto di cittadinanza al consenso popolare, questo Papa precisò come esso designi soltanto “il governante”, senza conferirgli tuttavia quell'”autorità di governare”, che appunto solo Dio può concedere, solo Dio può assegnare. Una scelta, dunque, che non delega “il potere”, solo indica “la persona, che ne sarà investita”.
Quanto beneficio trarrebbe il nostro Paese da governanti che avessero ben chiari tutti questi concetti!

La persecuzione dei “cacciatori di eresie”


All’inizio di questo secolo [l'autore scrive venticinque anni fa, quindi qui fa riferimento ai primi anni del Novecento, ndt], alcune tendenze nella Chiesa – le quali miravano a riconciliare il pensiero cristiano con la cultura moderna, ma in realtà svuotavano del loro contenuto essenziale molte convinzioni centrale del Cattolicesimo – furono severamente condannate come Modernismo dal Papa san Pio X.
É oggi generalmente riconosciuto che quella risposta, benché necessaria, fu talvolta attuata con eccesso di zelo, tanto che un certo numero di fedeli chierici (tra i quali il futuro Papa Giovanni XXIII) furono, nel generale clima di sospetto, ingiustamente penalizzati o denunciati. In effetti, lo stesso santo Pontefice Pio X riconobbe che alcune persone erano state accusate senza reale fondamento. Si trattava, in un certo senso, di una “caccia aperta” agli eretici.
I Pastori guidano i cani del Signore contro le bestie dell’eresia
Oggi è sorprendente constatare come, nella Chiesa Cattolica, la tendenza sia oramai passata al polo opposto rispetto ai giorni del movimento anti-modernista. Chiunque abbia familiarità con l’ambiente contemporaneo dell’educazione religiosa cattolica – quale che sia la sua posizione in campo teologico – è consapevole che, mentre pochi negheranno in linea teorica che l’eresia sia tanto possibile quanto dannosa (se reale), nondimeno l’atmosfera nel suo insieme, il consenso sociale, l’ambiente emotivo, sono fortemente orientati in favore di una tolleranza della novità. L’eretico è stato sostituito dal “cacciatore di eresie” (o “conservatore”) quale fonte di divisione e quale oggetto di sospetto ed di ostracismo. Le parole favorite sono oggi “pluralismo”, “apertura”, “dialogo”, “adattabilità” e le attitudini in genere più combattute e temute sono “intransigenza”, “ultraconservatorismo”, “fondamentalismo”, “rigidità” e “chiusura mentale”.
Non si può negare che la tensione derivante da ciò causi molto dolore e divisioni. Sarebbe confortante pensare che maggior carità e una pazienza ovunque diffusa potrebbero essere sufficienti per sanare la ferita. Ma se il problema non è la cattiva volontà, neanche tutta la buona volontà del mondo potrà fornire una soluzione.
Per come la vedo io, il conflitto di fondo nella Chiesa odierna non è necessaria uno di cattiva e buona volontà: è di natura spirituale ed intellettuale. Se partiamo dal presupposto (deliberato o meno) che la fede cristiana è anzitutto una questione di sentimento e di esperienza – una “viva esperienza” personale dell’amore di Dio manifestato attraverso Gesù – allora credi, dottrine, precetti morali e definizioni di ortodossia saranno visti in ultima istanza come fenomeni “di superficie”. Essi appariranno come tentativi (necessari ma inadeguati) di riflettere e formulare ciò che, in ultima analisi, sarebbe inesprimibile: l’esperienza religiosa primordiale, di fondo. Per chi ragiona in questo modo, il “cacciatore di eresie” è semplicemente incomprensibile: egli sembra essere ossessionato e agitato da questioni sbagliate – temi che non sarebbero poi così importanti.
Una vita religiosa basata sulla semplice “esperienza” – magari incline al sentimentalismo – è sufficiente?
Se invece partiamo dal presupposto che la fede è fondamentalmente più una questione di testa che di cuore – “fondamentalmente” in senso letterale, per cui una “esperienza personale” di Dio è l’apice, non la base, della vita cristiana e dovrebbe in sé essere basata sull’assenso razionale difendibile da un punto di vista intellettuale – allora tutta la prospettiva personale cambia radicalmente. Da questo punto di vista, la coerenza logica e l’inflessibile difesa dell’ortodossia proposizionale [basata cioè su proposizioni, ndt] assumono un ruolo assolutamente centrale – quello del sine qua non.
Questo secondo modo di vedere le cose è la posizione storica della Tradizione Cattolica e del Magistero: ed è un’asserzione che viene fatta oggetto, in questi tempi, di pesanti attacchi. Viviamo nell’epoca di quella che Karl Rahner (quello dei primi tempi, più ortodossi) chiamò “eresia criptogamica”: eresia che non è facile da individuare o definire con precisione, in quanto consiste principalmente in atteggiamenti emotivi basilari, piuttosto che in proposizioni chiaramente intellegibili. Come diceva Rahner, essa “spesso consiste semplicemente in un atteggiamento di sfiducia e risentimento verso il Magistero della Chiesa, in un diffuso sentimento per cui uno si sente sorvegliato, tra sospetti e mentalità ristretta”.
In breve, è l’eresia di odiare la “caccia all’eresia” più dell’eresia stessa. Come è diverso quello spirito cattolico puro e senza tempo mostrato dal cardinal Newman nella sua grande Apologia: “Dall’età di quindici anni, il dogma è stato il principio fondamentale della mia religione: non conosco altra religione; non riesco a capire nessun altro tipo di religione; la religione come mero sentimento è per me un sogno e un inganno.”
(traduzione, immagini e relative didascalie sono nostre)

Articolo originale: Brian W. Harrison, Hunting the “heresy-hunters”, in Living Tradition 14 [Novembre 1987]. Disponibile online qui: http://www.rtforum.org/lt/lt14.html

tratto da: continuitas

"la cappa modernista che circonda la Chiesa – almeno dal Vaticano II – venga strappata"

Si è conclusa la Crociata del Rosario, non senza effetti, sembrerebbe......
Laus Deo et Mariae!


Dal sito della FSSPX in Italia

Crociata del Rosario

 
Madonna di Fatima incoronataIl Superiore generale della
Fraternità San Pio X invita ad una
nuova "crociata del Rosario", "crociata di preghiera e di penitenza"
Un bouquet spirituale di 12 milioni di corone del Rosario
Freccia bluINVIATE il numero di corone recitate a queste intenzioni da settembre a dicembre 2011: info@sanpiox.it Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
Nella Lettera agli amici e benefattori n°78 Mons. Fellay ci invita a pregare di nuovo dalla Pasqua 2011 alla Pentecoste 2012.

"Contiamo sulla vostra generosità per riunire nuovamente un mazzo di almeno dodici milioni di rosari:
  • perché la Chiesa sia liberata dai mali che la opprimono o che la minacciano in un prossimo futuro;
  • perché la Russia venga consacrata e giunga presto il Trionfo dell'Immacolata".
Precisa le sue intenzioni con queste parole: "affinché
  • questa prova terribile sia abbreviata;
  • la cappa modernista che circonda la Chiesa – almeno dal Vaticano II – venga strappata;
  • le Autorità svolgano il loro ruolo salvifico presso le anime;
  • la Chiesa ritrovi il suo splendore e la sua bellezza spirituale;
  • le anime del mondo intero possano udire la Buona Novella che converte, ricevere i Sacramenti che salvano ritrovando l'unico ovile".

Freccia bluScaricate il foglio per segnare le vostre corone recitate:

L'Ottava di Pentecoste, permessa dalla Forma Ordinaria

 

 Parecchie scontentezze sortì, a suo tempo, la soppressione dell'Ottava di Pentecoste, eliminata dalla riforma del Messale e del Calendario liturgico effettuata da Paolo VI.
Ma se è vero che nel libro liturgico non si trova più formalmente (come invece capita nella Forma Straordinaria) l'indicazione dei giorni dell'Ottava con la Messa assegnata, è anche vero che la "flessibilità" concessa nel "Tempo per annum" dalla Forma Ordinaria, permette in verità di celebrare comunque una settimana "post Pentecosten" che accompagni e metta in luce l'importanza della festa dello Spirito Santo, da non esaurirsi in una sola domenica.
Vengo perciò ai consigli che, nel pieno rispetto della normativa liturgica attuale, permettono ad ogni sacerdote di sottolineare per bene il tempo che intercorre tra la Solennità di Pentecoste e la Festa della SS. Trinità.

1) Utilizzate le MESSE VOTIVE allo Spirito Santo. Ci sono ben tre diversi formulari nel Messale Romano II edizione (in italiano), e il secondo e terzo formulario hanno ben due collette ciascuno tra cui scegliere. I prefazi che si possono utilizzare sono due. Il Messale offre quindi una ricchezza eucologica spesso e volentieri trascurata e ignorata dai sacerdoti, che non sempre tengono conto degli abbondanti tesori di preghiera presenti nei libri liturgici.

2) Quest'anno sono liberi da Memorie o Feste il lunedì, il martedì, il mercoledì e il sabato, tutti giorni in cui si può celebrare la messa "a scelta". Quale scelta migliore, nella settimana dopo Pentecoste, che offrire la Messa in onore dello Spirito Santo. (Giovedì 31 è la Visitazione, mentre il 1° giugno festeggiamo san Giustino).

3) Se volete solennizzare in maniera particolare queste Messe, è anche permesso l'uso delle letture proprie (Lezionario Messe votive e "ad diversa", vol. 5° dei nuovi lezionari) al posto di quelle feriali. Questa scelta offre al predicatore abbondanti spunti per prolungare la meditazione omiletica del giorno di Pentecoste.

4) Vi aggiungo i formulari delle tre Messe - or ora citate - in Latino, qualora possano risultare utili alla vostra meditazione i testi originali, o anche per utilizzarli nella celebrazione. In italiano li trovate alle pagg. 844-848 del Messale Romano.

De Spiritu Sancto Colore Liturgico ROSSO

A

Ant. ad introitum Rm 5,5
Cáritas Dei diffúsa est in córdibus nostris, per inhabitántem Spíritum eius in nobis.

Collecta
Deus, qui corda fidélium Sancti Spíritus illustratióne docuísti, da nobis in eódem Spíritu recta sápere, et de eius semper consolatióne gaudére. Per Dóminum.

Super oblata
Múnera, quæsumus, Dómine, obláta sanctífica, et corda nostra Sancti Spíritus illustratióne emúnda. Per Christum.

PRÆFATIO I DE SPIRITU SANCTO De missione Spiritus a Domino in Ecclesiam.
Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre,
nos tibi semper et ubíque grátias ágere:
Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:
per Christum Dóminum nostrum.
Qui, ascéndens super omnes cælos sedénsque ad déxteram tuam,
promíssum Spíritum Sanctum in fílios adoptiónis effúdit.
Quaprópter nunc et usque in sæculum,
cum omni milítia Angelórum,
devóta tibi mente concínimus,
clamántes atque dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus....

Ant. ad communionem Cf. Ps 67,29-30
Confírma hoc, Deus, quod operátus es in nobis, a templo sancto tuo, quod est in Ierúsalem.

Post communionem
Sancti Spíritus, Dómine, corda nostra mundet infúsio, et sui roris íntima aspersióne fecúndet. Per Christum.

B

Ant. ad introitum Cf. Jn 14,26 Jn 15,26
Cum vénerit Spíritus veritátis, docébit vos omnem veritátem, dicit Dóminus.

Collecta
Mentes nostras, quæsumus, Dómine, Paráclitus qui a te procédit illúminet, et indúcat in omnem, sicut tuus promísit Fílius, veritátem. Qui tecum.

Oppure:
Deus, cui omne cor patet et omnis volúntas lóquitur, et quem nullum latet secrétum, purífica per infusiónem Spíritus Sancti cogitatiónes cordis nostri, ut te perfécte dilígere, et digne laudáre mereámur. Per Dóminum.

Super oblata
Inténde, quæsumus, Dómine, spiritálem hóstiam altáribus tuis piæ devotiónis stúdio propósitam, et da fámulis tuis spíritum rectum, ut fides eórum hæc dona tibi concíliet, et comméndet humílitas. Per Christum.

PRÆFATIO II DE SPIRITU SANCTO
Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre,
nos tibi semper et ubíque grátias ágere:
Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:
Qui síngulis quibúsque tempóribus aptánda dispénsas,
mirísque modis Ecclésiæ tuæ gubernácula moderáris.
Virtúte enim Spíritus Sancti ita eam adiuváre non désinis,
ut súbdito tibi semper afféctu nec in tribulatióne supplicáre defíciat,
nec inter gáudia grátias reférre desístat,
per Christum Dóminum nostrum.
Et ídeo, choris angélicis sociáti,
te laudámus in gáudio confiténtes: Sanctus, Sanctus, Sanctus ...

Ant. ad communionem Jn 15,26 Jn 16,14
Spíritus qui a Patre procédit, ille me clarificábit, dicit Dóminus.

Post communionem
Dómine Deus noster, qui nos vegetáre dignátus es cæléstibus aliméntis, suavitátem Spíritus tui penetrálibus nostri cordis infúnde, ut, quæ temporáli devotióne percépimus, sempitérno múnere capiámus. Per Christum.

C

Ant. ad introitum Lc 4,18
Spíritus Dómini super me, evangelizáre paupéribus misit me, dicit Dóminus.

Collecta
Deus, qui univérsam Ecclésiam tuam in omni gente et natióne sanctíficas, in totam mundi latitúdinem Spíritus tui dona defúnde, ut, quod in ipsis evangélicæ prædicatiónis exórdiis tua est operáta dignátio, nunc quoque per credéntium corda diffúndat. Per Dóminum.

Oppure:
Deus, cuius Spíritu régimur, cuius protectióne servámur, præténde nobis misericórdiam tuam, et exorábilis tuis esto supplícibus, ut in te credéntium fides tuis semper benefíciis adiuvétur. Per Dóminum.

Super oblata
Sacrifícia, Dómine, tuis obláta conspéctibus, ignis Spíritus sanctíficet, qui discipulórum Fílii tui corda succéndit. Qui vivit et regnat in sæcula sæculórum.

Præfatio: I de Spiritu Sancto vel II.

Ant. ad communionem Cf. Ps 103,30
Emítte Spíritum tuum, et creabúntur, et renovábis fáciem terræ.

Post communionem
Hæc nobis, Dómine, múnera sumpta profíciant, ut illo iúgiter Spíritu ferveámus, quem Apóstolis tuis ineffabíliter infudísti.Per Christum.

Testo preso da: Cantuale Antonianum http://www.cantualeantonianum.com/#ixzz1w092Hs67