giovedì 22 luglio 2010

Il dogma va predicato

San Giovanni Bosco diceva…
«Il dogma va predicato. Esso è la sostanza della nostra Religione, quindi è necessario che i fedeli ne siano istruiti e lo conoscano: esso ha relazione intima colla morale. Il dogma va predicato: 1) perché esso è la parte più nobile e vitale della religione; 2) il dogma è il segno, il carattere con cui il fedele si distingue dall’infedele; 3) il dogma è germe delle virtù soprannaturali; 4) il dogma è la materia della nostra fede: perché “fides est sperandarum substantia rerum”, dice san Paolo, “non apparentium”; e deve essere noto ai fedeli, affinché possa essere esercitata la loro fede; 5) il dogma dimostra la relazione che passa tra le verità naturali e le soprannaturali. Supera la forza della ragione, ma non è mai contrario a questa. Vi è tal nesso tra le verità dogmatiche, che negata una logicamente si dovrebbero negare tutte. 6) Il dogma va predicato, perché nutrisce l’umiltà che è il fondamento della vita morale. É la sottomissione dell’intelligenza a Dio rivelatore e alla Chiesa docente.» (IX,733-4)

Magdalena, degna da laudare

Magdalena, degna da laudare
sempre degge Dio per noi pregare !

Ben è degna d’éssare laudata,
ke fòe peccatrice nominata;
per servire fo ben meritata
Jesu Cristo volse sequitare.

Con molta umilitate lo seguìo
e cum perfetta fede, sença rio,
quando Cristo predicare audìo,
del Suo amore prese ad inflammare.

Molto despreçò la sua grandeça
per ciò che se vedea in tant baseça
la sua colpa molto lo dispreça
che non se credea pietà donare.

(Laudario di Cortona)

mercoledì 21 luglio 2010

Sacrosanctum Sacrificium

IL SANTO SACRIFICIO DELLA MESSA


Nozioni, fini, effetti e disposizioni

I. Nozioni preliminari

Alcune nozioni dogmatiche:

La Messa è sostanzialmente lo stesso sacrificio della croce. E' diverso solo il modo dell'offerta (Denz. 940)

Essendo un vero sacrificio la Messa ne realizza in modo proprio le finalità: adorazione, ringraziamento, riparazione e petizione (Denz. 948 e 950).

Il valore della Messa è in se stesso rigorosamente infinito. Però i suoi effetti in quanto dipendono da noi non ci vengono applicati se non nella misura delle nostre interne disposizioni.

II. Finalità ed effetti della Santa Messa

La Messa ha gli stessi fini e produce gli stessi effetti del sacrificio della croce, che sono quelli del sacrificio in generale come atto supremo di religione, però di grado infinitamente superiore.

Adorazione.

Il sacrificio della Messa rende a Dio un'adorazione degna di Lui, rigorosamente infinita. Questo effetto è prodotto infallibilmente ex opere operato, anche se celebra un sacerdote in peccato mortale, perché questo valore latreutico o di adorazione dipende dalla dignità infinita del Sacerdote principale che lo offre e dal valore della Vittima offerta.

Con la Messa possiamo dare a Dio tutto l'onore che Gli è dovuto in riconoscimento della Sua infinita maestà e del Suo supremo dominio, nella maniera più perfetta possibile e in grado rigorosamente infinito. Una sola Messa glorifica più Iddio di quanto lo glorificheranno in cielo, per tutta l'eternità, tutti gli angeli, i santi e i beati insieme, compresa Maria Santissima.

Dio risponde a questa incomparabile glorificazione curvandosi amorosamente verso le Sue creature. Di qui l'immenso valore di santificazione che racchiude per noi il santo sacrificio della Messa.

Ringraziamento.

Gli immensi benefici di ordine naturale e soprannaturale che abbiamo ricevuto da Dio ci hanno fatto contrarre verso di Lui un debito infinito di gratitudine che possiamo saldare soltanto con la Messa. Infatti per mezzo di essa offriamo al Padre un sacrificio eucaristico, cioè di ringraziamento, che supera infinitamente il nostro debito; perché è Cristo stesso che, immolandosi per noi, ringrazia Iddio per i benefici che ci concede. A sua volta il ringraziamento è fonte di nuove grazie perché al benefattore piace la gratitudine. Questo effetto eucaristico è sempre prodotto infallibilmente ex opere operato indipendentemente dalle nostre disposizioni.

Riparazione.

Dopo l'adorazione e il ringraziamento non c'è dovere più urgente verso il Creatore che la riparazione delle offese che da noi ha ricevuto. Anche sotto questo aspetto il valore della Messa è assolutamente incomparabile, giacché con essa offriamo al Padre l'infinita riparazione di Cristo con tutta la sua efficacia redentrice.

Questo effetto non ci viene applicato in tutta la sua pienezza - basterebbe infatti una sola Messa per riparare tutti i peccati del mondo e liberare dalle loro pene tutte le anime del Purgatorio - ma ci viene applicato in grado limitato secondo le nostre disposizioni.

Tuttavia:

a) ci ottiene, per sé ex opere operato, se non incontra ostacoli, la grazia attuale necessaria per il pentimento dei nostri peccati. Lo insegna il Concilio di Trento: «Hujus quippe oblatione placatus Dominus, gratiam et donum paenitentiae concedens, crimina et peccata etiam ingentia dimittit» (Denz. 940).

b) rimette sempre, infallibilmente se non incontra ostacoli, almeno la parte della pena temporale che si deve pagare per i peccati in questo mondo o nell'altro. La Messa è quindi utile anche alle anime del Purgatorio (Denz. 940 e 950). Il grado e la misura di questa remissione dipende dalle nostre disposizioni.

Petizione.

Gesù Cristo si offre al Padre nella Messa per ottenerci con il merito della Sua infinita oblazione tutte le grazie di cui abbiamo bisogno. «Semper vivens ad interpelladum pro nobis» (Ebr. 7, 25), e valorizza le nostre suppliche con i Suoi meriti infiniti. La Messa di per sé, ex opere operato, muove infallibilmente Dio a concedere agli uomini tutte le grazie di cui hanno bisogno, ma il dono effettivo di queste grazie dipende dalle nostre disposizioni, la mancanza delle quali può impedire completamente che queste grazie giungano fino a noi.

III. Disposizioni per il Santo Sacrificio della Santa Messa.

Le disposizioni principali per la Santa Messa sono di due specie: esterne ed interne.

Disposizioni esterne

Il sacerdote che celebra dovrà osservare le rubriche e le cerimonie stabilite dalla Chiesa come se quella fosse la prima, l'ultima e l'unica Messa della sua vita.

Il semplice fedele assisterà alla Messa in silenzio, con rispetto e attenzione.

Disposizioni interne

La migliore disposizione interna è quella di identificarsi con Gesù Cristo che si immola sull'altare, offrendoLo al Padre ed offrendosi con Lui, in Lui e per Lui. ChiediamoGli che converta anche noi in pane per essere così a completa disposizione dei nostri fratelli mediante la carità. Uniamoci intimamente con Maria ai piedi della croce, con San Giovanni il discepolo prediletto, col sacerdote celebrante, nuovo Cristo in terra.Uniamoci a tutte le Messe che si celebrano nel mondo intero. La santa Messa celebrata o ascoltata con queste disposizioni è indubbiamente tra i principali strumenti di santificazione.

Tratto da:

Antonio Royo Marin, Teologia della perfezione cristiana, ed. Paoline, 1987, pagg. 548-554

martedì 20 luglio 2010

Il sublime valore della Santa Messa


«Il Signore ci accorda tutto quello che nella Santa Messa Gli domandiamo e, ciò che è più, ci dà quello che noi non pensiamo neppure di chiedere e che ci è pur necessario.»
(San Girolamo)

«Se conoscessimo il valore del santo Sacrificio della Messa, qual zelo maggiore porremo mai nell’ascoltarla.»
(Santo Curato d’Ars)

«Vale più ascoltare devotamente una Santa Messa che digiunare un anno a pane e acqua.»
(San Leonardo)

«La Santa Messa è l’unico sacrificio che fa uscire prestamente le Anime dalle pene del Purgatorio.»
(San Gregorio)

«La Santa Messa ha in certa maniera tanto pregio, quanto ne ebbe per le Anime nostre la morte di Gesù Cristo sulla Croce.»
(San Giovanni Crisostomo)

«È più accetta a Dio la Santa Messa che i meriti di tutti gli Angeli.»
(San Lorenzo Giustiniano)

«Si merita di più ascoltando devotamente una Santa Messa che col distribuire ai poveri tutte le proprie sostanze e col girare pellegrinando tutta la terra.»
(San Bernardo)

«Tutti i passi che uno fa per recarsi ad ascoltare la Santa Messa sono da un Angelo scritti e numerati e per ognuno sarà concesso da Dio sommo premio in terra e in cielo.»
(Sant’Agostino)

«La Messa è medicina per sanare le infermità ed olocausto per pagare le colpe.»
(San Cipriano)

«Sappi, o Cristiano, che la Santa Messa è l’atto più santo della religione: tu non potresti fare niente di più glorioso a Dio, né di più vantaggioso alla tua anima che di ascoltarla piamente ed il più sovente.»
(B. P. Eymmard)

«Assicurati, disse Gesù a Geltrude, che a chi ascolta divotamente la Santa Messa, io manderò, negli ultimi istanti della sua vita, tanti dei miei Santi per confortarlo e proteggerlo, quante saranno state le Sante Messe da lui ben ascoltate.»
(Lib, 3, c, 16)

lunedì 19 luglio 2010

Kirill vs. liberalismo

Il Patriarca di Mosca ribadisce il suo appoggio alle posizioni di Benedetto XVI
Ortodossi e cattolici concordi sulle questioni morali
L'allora metropolita Kirill e Papa Benedetto nei giorni successivi l'elezione a Sommo Pontefice

Mosca, 19. Pienamente d'accordo con Benedetto XVI su «numerose, pressanti questioni morali», e vicinanza al Papa, spesso criticato per le sue posizioni da «teologi e mass media liberali occidentali»: intervistato dai giornalisti alla vigilia della sua partenza per l'Ucraina, dove dal 20 al 28 luglio si recherà in visita ufficiale, il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, Cirillo, torna a ribadire la concordanza di vedute con il Santo Padre, in particolare riguardo la difesa dei valori comuni. «Su molte questioni pubbliche e morali -- ha detto Cirillo, secondo quanto riportato dal sito internet di Interfax-Religion -- il suo approccio coincide totalmente con quello della Chiesa ortodossa russa. Questo offre l'opportunità per sostenere i valori cristiani insieme alla Chiesa cattolica, soprattutto nelle organizzazioni e nelle arene internazionali».

Il Patriarca di Mosca, di contro, definisce «fenomeno molto pericoloso» nel protestantesimo contemporaneo il fatto che cristiani abbiano lasciato che «elementi peccaminosi del mondo, offerti loro dalla società secolare, entrassero nel proprio mondo interiore, giustificandoli».

Il risultato è che «frasi fatte liberali filosofiche secolari sono ripetute all'interno delle chiese protestanti e hanno spazio nel pensiero religioso». Cirillo si riferisce, in particolare, alle questioni del sacerdozio femminile e dell'omosessualità.

(da L'Osservatore Romano - 19-20 luglio 2010)

Prima sedes

Riportiamo l’articolo del prof. Roberto de Mattei che sarà pubblicato sul numero di agosto-settembre 2010 della rivista “Radici Cristiane”. Ci permettiamo una piccola chiosa quando il professore dice che "la Chiesa deve trovare le risorse della sua rinascita": ecco, noi avremmo detto "ritrovare" ; la Chiesa ha già tutto quello che le serve: Nostro Signore non ci ha lasciato sprovvisti.


Papa Bonifacio VIII viene arrestato dagli scherani del Nogaret e di Sciarra Colonna: questo fatto indusse la città di Anagni a rivoltarsi contro i congiurati e a prendere le difese del Papa

Prima sedes a nemine iudicatur

«Prima sedes a nemine iudicatur». «La Sede Apostolica Romana non può essere giudicata da nessuno», recita il canone 1404 del Codice di Diritto Canonico attualmente in vigore.

Le origini di questo assioma sulla ingiudicabilità papale sono antiche e gloriose. Esso fu formulato da san Gregorio VII nel Dictatus Papae (1075) contro il cesaropapismo tedesco; fu proclamato da Bonifacio VIII nella Bolla Unam Sanctam (1302) contro il gallicanesimo di Filippo il Bello; fu definito dal Concilio Vaticano I (1870) contro il laicismo liberale. È da questa affermazione di principio che deve partire una reazione alle aggressioni del relativismo contemporaneo che non voglia essere timida e velleitaria. Non dobbiamo sforzarci di dimostrare che il Papa è “innocente” delle ignobili accuse di “correità” con i crimini della pedofilia.

Dobbiamo innanzitutto ribadire che il Papa non può essere giudicato da nessuno e respingere con sdegno i tentativi di portare la Chiesa in tribunale. Parliamo della Chiesa, non di singoli vescovi o sacerdoti. I reati che possono essere commessi da singoli uomini di Chiesa non possono mai essere addossati alla Chiesa in quanto tale, perché Essa è una società giuridica perfetta, per sua natura ingiudicabile.

Eppure, è proprio su questo punto che si svolge l’attacco in corso. Ciò che sta accadendo deve farci riflettere. Il 24 giugno a Bruxelles, mentre era in corso una riunione della Conferenza Episcopale, una trentina di poliziotti, su ordine della magistratura, hanno fatto irruzione nell’Arcivescovado e trattenuto per nove ore in stato di fermo i vescovi presenti. Lo stesso giorno, armati di martelli pneumatici, i poliziotti sono scesi nella cripta della cattedrale di Saint Rombout a Malines, ed hanno profanato le tombe dei cardinali Jozef-Ernest Van Roey e Léon-Joseph Suenens, defunti Arcivescovi di Malines-Bruxelles, alla ricerca di improbabili “documenti”. Sono stati inoltre sequestrati tutti i 475 dossier sulla pedofilia, in esame da parte di una Commissione indipendente nominata dalla curia e, qualche giorno dopo, è stata perquisita l’abitazione del cardinale Godfried Danneels, primate dal 1979 al 2009 della Chiesa belga, che ha trascorso dieci ore sotto interrogatorio negli uffici di polizia. È fin troppo chiaro che con il pretesto di un’indagine su casi di pedofilia si vorrebbe portare in giudizio, e screditare mediaticamente, non questo o quel prelato, ma l’intera Chiesa belga.

Nulla di simile contro la Chiesa era accaduto in Europa dai tempi della guerra civile di Spagna (1936-1939). Ma quanto è avvenuto pochi giorni dopo negli Stati Uniti è ancora più preoccupante. Il 29 giugno, la Corte suprema ha tolto l’immunità giuridica alla Chiesa in America, ammettendo che le autorità vaticane possano essere imputate in un processo nell’Oregon per abusi sessuali commessi da un religioso. La Chiesa è di fatto privata della sua dimensione giuridica sovranazionale e ridotta ad associazione meramente privata, in cui i superiori rispondono in solido delle colpe dei propri dipendenti. Teoricamente, quindi, questo tribunale potrebbe convalidare la chiamata in causa come imputati di Papa Benedetto XVI, del suo segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone e del nunzio apostolico negli Stati Uniti, l’arcivescovo Pietro Sambi.

Ciò avviene mentre alla vigilia del viaggio di Benedetto XVI in Inghilterra alcuni militanti ateisti hanno formulato la medesima richiesta alla magistratura di quel Paese. Alcune considerazioni a questo punto si impongono. Negli anni del Concilio si disse che la Chiesa avrebbe dovuto abbandonare toni fermi e posizioni intransigenti per cercare il dialogo con il mondo moderno: un mondo che non era ostile o estraneo ad essa, ma l’avrebbe anzi arricchita nel mutuo confronto. L’avanguardia di questa nuova “pastorale” si trovava in Centro-Europa e aveva il suo campione nel cardinale Leo-Joseph Suenens, primate del Belgio, l’uomo che nel 1968 guidò la resistenza a Paolo VI sull’Humanae Vitae.

Ma oggi il Belgio, che è il Paese più secolarizzato d’Europa, non ha pietà neppure per la sua tomba. I cattolici hanno mutato il loro atteggiamento verso il mondo praticando un falso dialogo, ma il processo di scristianizzazione non si è arrestato. Il mondo non si è lasciato “permeare” dall’influenza della Chiesa, ma si è organizzato contro di essa. Come negare l’esistenza di una strategia di aggressione anticristiana coerente e sistematica, al punto da voler rimuovere la stessa presenza del Crocifisso da ogni luogo pubblico? Benedetto XVI ha annunciato, il 28 giugno, la creazione di un Consiglio Pontificio per la nuova evangelizzazione dei Paesi che per primi hanno ricevuto in Europa la fede cristiana. La parola di nazioni “apostate” non è stata pronunciata, senza dubbio perché la canea mediatica, come osserva Jean Madiran, vi vedrebbe una dichiarazione di guerra (“Présent”, 3 luglio 2010).

Ma lo stesso Benedetto XVI, il 24 marzo 2007, ha già usato il termine di “apostasia” per indicare il cammino a ritroso che va percorrendo l’Europa dei nostri giorni: dalla fede cristiana a un tribalismo dissolvitore in cui nulla rimane dei principi e delle istituzioni che già fecero grande il nostro continente. Quando gli Stati impongono ai loro popoli l’educazione sessuale obbligatoria, il “matrimonio” omosessuale, l’aborto, l’eutanasia, la distruzione degli embrioni, si macchiano di apostasia perché capovolgono l’ordine naturale e cristiano trasmesso loro dai primi evangelizzatori. Ciò avviene seguendo un piano preciso promosso da centrali anticristiane, che ora alzano il tiro.

Nella battaglia in corso, la Chiesa non ha una forza politica, economica o mediatica da poter opporre al mondo. L’unica arma di cui dispone è quella della verità religiosa e morale di cui è custode. La Chiesa infatti, diceva Pio XII, «è una potenza religiosa e morale, la cui competenza si estende a tutto il campo religioso e morale, e questo a sua volta abbraccia l’attività libera e responsabile dell’uomo, considerato in se stesso e nella società» (Discorso del 12 maggio 1953). Essa rivendica il diritto di giudicare gli uomini e le società in nome della legge divina e naturale che custodisce, ma non può essere giudicata da alcuna autorità umana, perché nessuna autorità sulla terra le è moralmente o giuridicamente superiore. Definire la verità, condannare l’errore, fa parte della sua missione. Questa missione postula la libertà e l’indipendenza dal potere civile.

La Chiesa, nel corso della sua storia, ha sempre combattuto per difendere la propria libertà contro le prevaricazioni dei potenti di turno. «Nell’affidare a Pietro il proprio gregge, il Signore non ha certo inteso fare eccezione per i re», scriveva san Gregorio VII, rivendicando il principio della suprema e universale giurisdizione del Pontefice su tutti gli uomini, non eccettuati i re, riassunto dalla 19 sentenza del Dictatus Papae. Nel suo discorso del 29 giugno, il Papa ha rivendicato, come san Gregorio, la «libertas ecclesiae» e ha osservato che «se pensiamo ai due millenni di storia della Chiesa, possiamo osservare che – come aveva preannunciato il Signore Gesù (cfr. Mt 10, 16-33) – non sono mai mancate per i cristiani le prove, che in alcuni periodi e luoghi hanno assunto il carattere di vere e proprie persecuzioni.

Queste, però, malgrado le sofferenze che provocano, non costituiscono il pericolo più grave per la Chiesa. Il danno maggiore, infatti, essa lo subisce da ciò che inquina la fede e la vita cristiana dei suoi membri e delle sue comunità, intaccando l’integrità del Corpo mistico, indebolendo la sua capacità di profezia e di testimonianza, appannando la bellezza del suo volto». Vi è però «una garanzia di libertà assicurata da Dio alla Chiesa, libertà sia dai lacci materiali che cercano di impedirne o coartarne la missione, sia dai mali spirituali e morali, che possono intaccarne l’autenticità e la credibilità» (“Osservatore Romano”, 30 giugno 2010). Ciò significa che è al proprio interno che la Chiesa deve trovare le risorse della sua rinascita. Benedetto XVI sembra esserne convinto.

La Chiesa, come nell’undicesimo secolo, ha bisogno di una grande riforma spirituale. Ma questa riforma, come fu ai tempi di Ildebrando da Saona e di Pier Damiani, deve avere il suo fulcro nella consapevolezza del Primato religioso e morale, su ogni creatura, del Romano Pontefice.

Roberto de Mattei


domenica 18 luglio 2010

chiesa conciliare e tradizione


Jean Guitton: "Si parla della chiesa conciliare come se questa chiesa oscurasse quanto esisteva prima. Ora, se la chiesa conciliare cancella e modifica su punti essenziali la chiesa precedente, riconosce che in passato ha potuto sbagliare. E, se essa ha errato in passato non potrà sbagliare attualmente e in futuro?"
Paolo VI: "Consideri la riforma liturgica. Vado ancora più lontano di lei. Non solo abbiamo mantenuto tutto il passato, ma abbiamo ritrovato la fonte che è la tradizione più antica, la più primitiva, la più vicina alle origini. Ora, questa tradizione era stata oscurata nel corso dei secoli, e particolarmnte al Concilio di Trento."

(dal libro J. Guitton, Paolo VI segreto, San Paolo, Milano 1985, pp. 160, a cura di David M. Turoldo e Francesco M. Geremia, quarta edizione 2002)

Che dire? si tratta di conversazioni private e meno male. Comunque a questo punto si comprende e si giustifica il giudizio dato dai cardinali Bacci e Ottaviani circa il Novus Ordo Missæ il quale, a loro dire, rappresentava (e rappresenta) "un impressionante allontanamento dalla teologia cattolica della Santa Messa, quale fu formulata nella Sessione XXII del Concilio Tridentino".